domenica 1 marzo 2015

QUALI SONO LE RADICI DELLA FOTOGRAFIA NAPOLETANA?

© Marco Maraviglia / Photo Polis

Quali sono le radici della fotografia napoletana degli ultimi 30 anni? Qui un contributo fatto di ricordi per cercare di ricordare qualcuno.

Il titolo di questo post prende spunto da quello di un libro da poco edito da Rogiosi: “Fotografia/la radice napoletana” a cura di Dora Celeste Amato.
Mi sono a lungo soffermato su questo titolo riflettendo sul significato di “radice” e su quell’articolo determinativo “la”, “la radice napoletana”, non “UNA radice” ma proprio “LA”.
Bazzecole, mi sono detto. Sfumature, dettagli inutili, pinzellacchere, ma…

Le radici affondano in un terreno da cui si nutrono. Senza terreno l’albero cadrebbe.
Le radici sono la base di un fusto che da esse viene tenuto in piedi, in alto al tronco si propagano rami dando vita a foglie, fiori e poi frutti.
Undici fotografi, solo undici persone possono definire quello che è stato il tessuto "radi-fotografico" negli ultimi 30 anni a Napoli? Io provo a pensarci…



Invidia o fette di prosciutto?

Non parlerò del libro di cui sopra e del suo contenuto perché ne hanno già parlato alla presentazione tenutasi il 26 febbraio al Gambrinus e poi di un libro fotografico è sempre meglio vederlo e leggerlo piuttosto che parlarne. Non ne parlo anche perché il parterre presente alla presentazione scarseggiava di giovani e ciò lascia riflettere: ai ragazzi oggi forse non interessa un mondo di allori e gloria.

Non ne parlo perché in un contesto dove c’è chi esordisce dicendo che Napoli è una città invidiosa con tutta la classe di chi ha ricoperto una carica istituzionale, non fa parte del mio stile per un’eventuale replica. Perché credo che a Napoli non esiste invidia e nemmeno i clan, almeno voglio crederci dall’alto della mia ingenuità. Però paraocchi e fette di prosciutto sugli occhi sì, su questo siamo messi abbastanza bene.

Voglio invece raccontare quello che sono LE radici della fotografia napoletana, secondo il mio personale punto di vista. Non approfondirò ciò che ho vissuto, che ho visto, che ho saputo ma mi limiterò semplicemente a ricordare qualcosa. Pochi riferimenti per non (far) dimenticare. Non scriverò un elenco di chi ci è stato e c’è ancora, molti fotografi non li conosco anche perché in tanti pur vivendo a Napoli lavorano o hanno lavorato all’estero o per l’estero

Certo che il bisogno di realizzare un piccolo volume enciclopedico sulla fotografia partenopea si avverte nell’aria. Ma ci vorrebbero veri studiosi, super partes, di quelli che farebbero ricerche partendo da zero per comprendere tutta l’evoluzione del complesso reticolo della fotografia in città, almeno degli ultimi trent'anni. Almeno per cercare di affrontare l’argomento “fotografia a Napoli” a 360°. Per rendere onore a chi ha contribuito a tale evoluzione, per non lasciare in un limbo storico chi invece ha generato qualche fiore.

Qui voglio lasciare il mio contributo a tali eventuali futuri studiosi di un fenomeno napoletano che continua a custodire troppi vuoti su ciò che è accaduto negli ultimi anni. Qualcuno deve pure iniziare.
E avanti il prossimo.


Prima delle radici, il terreno.

Senza terreno non esistono radici.
Considero terreno tutta quella filiera di commercianti di articoli fotografici, il parco editoriale, le agenzie pubblicitarie di Napoli.


I negozi di articoli fotografici

Sbrescia si trovava in via Paolo Emilio Imbriani. Aveva anche un magazzino dalle parti di Piazza Garibaldi, ma in quel negozietto sotto via Toledo ci trovavi comunque tutto. Umberto Sbrescia trattava tutti i fotografi con grande abilità. Aveva un quadernone di conti in sospeso perché già negli anni ’80 sapeva che alcuni fotografi non avevano i soldi per pagare il materiale se prima non vendevano il lavoro.

Da Sbrescia si incontrava la crème dei fotografi. Lì vidi per la prima volta Umberto Telesco e Cesare Accetta. Quando arrivava qualche fotoreporter in Vespa, aveva la precedenza nell’essere servito perché erano sempre di corsa: effetti collaterali della fotografia analogica.

Poi c’erano Velotto Romano a P.zza Garibaldi e Spasiano in via Torino dove Aniello era il commesso dalla grande disponibilità ed umiltà.

I foto-negozianti all’epoca erano persone appassionate non di fotografia, ma dei fotografi stessi. Sapevano riservare trattamenti adeguati per ogni fotografo. Consapevoli di essere parte di un terreno che andava coltivato. A volte anche rischiando, prestandoci un obiettivo in prova per un giorno.

Da un portone di via Duomo si arrivava alla putechella congelata dal tempo di Giuseppe Martusciello che per me era il mago dell’aggiusto di reflex, obiettivi e flash. Non c’era fotografo che non si servisse da lui. Poi arrivò il digitale, ma Peppino continuava a riparare attrezzature analogiche pur essendo già in pensione. Recentemente il figlio Mariano ha raccolto in un video-documentario alcune testimonianze rilasciate dai fotografi che conobbero quel piccolo ospedale della reflex in occasione della mostra Antica bottega artigiana Martusciello tenutasi al 65mq di Milano.


Le agenzie pubblicitarie

Le agenzie pubblicitarie storiche di Napoli erano la OCTA di Petronio Petrone, la Ennestudio di Alessandro Niccoli, la Fabris di Silvio, Francesco Del Vaglio… e poi dopo ci furono (tra quelle che ricordo) Arké, la Duea, la Forum, la Baxter - Fisher & Sparice

Alcune di queste agenzie erano gestite da personaggi progressisti che erano sempre a caccia di nuove leve di fotografi da testare, provare. Era in parte una realtà partenopea dinamica ed abbastanza inclusivista. Se potevi offrirgli come fotografo ciò che cercavano, lavoravi per loro anche senza vantare un curriculum particolare. Vedevano il portfolio e al momento adatto si ricordavano che esistevi.

Tra i nomi di fotografi che ricordo e che lavoravano per queste agenzie c’erano il maestro dello still life di Napoli Ugo Pons Salabelle, i fotografi di moda Fabrizio Lombardi, Alfredo Carrino e Ippolito Baly, Quaranta & Nasca, Salvatore Ecuba specializzato in fotografia di arredamento ma noto come cerimonialista, lo Studio Ella di Gennaro Esposito e poi Laura Eboli, Paolo Cappelli e Stefano Greco dell’ex Gruppo Hydra, Massimo Menna e tanti altri tra cui io che dal 1985 promuovevo a Napoli immagini stock di archivio di paesaggi ed altri soggetti sotto il nome di Clik for Look.

Senza poi considerare una cifra di fotografi napoletani che con Napoli hanno avuto ben poco a che fare vantando un parco clienti (inter)nazionale come, ad esempio, Vittorio Guida.


L’editoria

Altro terreno per i fotografi era quel po’ di editoria e giornalismo che c’era a Napoli.
Un territorio, l’ambito dei quotidiani partenopei, piuttosto duro per i free-lance napoletani rispetto a ciò che era il mercato romano e milanese. A tal proposito cito l’esperienza di "auto-restyling" di Toty Ruggieri che da fotoreporter free-lance quale era, vedendo che il mercato del reportage iniziava ad essere stretto, intorno al 2001 sfruttò la sua esperienza di fotografo on the road (street-photography) iniziando a lavorare nel campo della moda.

A Napoli se riuscii a piazzare foto a La Repubblica fu grazie ad Antonio Tricomi che mi presentò Carlo Rossi, l’allora photo-editor; e se riuscii a vendere foto a Il Mattino fu grazie all’indicazione del fotografo Luciano D’Alessandro che senza nemmeno sapere chi fossi mi disse “vai a nome mio”. Altrimenti non sarei mai riuscito ad entrare in quelle redazioni e mi sarebbero restate solo quelle di Roma e Milano che sembrava aspettassero me quando vi andavo.

Fotocine80 era l’unica rivista di fotografia nazionale realizzata a Napoli. Diretta da Ettore Bernabò Silorata ebbe il merito di fare una sorta di censimento dei fotografi di Napoli agli inizi degli anni ’80 realizzando la mostra Napoli e la fotografia alla Sala Gemito.

E poi ci fu NapoliCity il primo giornale nostrano dove per la prima volta si leggeva in un colophon la dicitura “art director” e il ruolo era ricoperto da Toni Di Pace. Officina per tanti aspiranti giornalisti che oggi ritroviamo professionisti nelle principali redazioni. Ma anche un’opportunità per gli emergenti fotografi di moda che definirono un genere tutto partenopeo.

Inoltre c’era un certo tipo di editoria che era terreno per i fotografi che lavoravano sui beni culturali e sul paesaggio di Napoli e le immagini di Liciano Pedicini e Luciano Romano furono per me ottimi riferimenti per comprendere come avvicinarsi a quel genere fotografico.

Nacquero altre riviste come Napoli Guide di cui il capo servizio immagini era Giovanni Mantova (specializzato in fotografia aerea), Team (Art Director Ferdinando Polverino), Napoli Salute (diretto da Carlo Gambalonga) che generarono nuovi fotografi. Poi iniziarono a nascere riviste per destinate a morire dopo 2-3 numeri e che pagavano solo in “visibilità”.

Comunque il mercato principale era su Milano e sfogliando ad esempio le riviste di viaggio e turismo si trovano nomi come Peppe Avallone, Gianni Fiorito (che nel frattempo è diventato la nostra punta di diamante della fotografia di scena per il cinema), Massimo Siragusa, Pasquale Sorrentino, Roberto Della Noce e Francesco Cito che è una delle poche perle del reportage internazionale generata da questa città.

L’elenco dei fotoreporter di attualità, cronaca, gossip, spettacolo, conosciuti tra gli anni ’80 e l’inizio del XXI secolo sarebbe interminabile; ma giusto per aiutare chi si vorrà occupare di un volume enciclopedico cito Enzo Landi (ormai romano di adozione), Ciro Fusco (approdato poi all’ANSA di Napoli), Pino Miraglia, Mario Spada, Stefano Renna, Ciro De Luca, il da poco perso Franco Castanò, Cesare Abate, Giulia NardoneSilvio Siciliano… ed altri ancora che non ho mai conosciuto personalmente. Sono tantissimi.


Le agenzie fotografiche

Non si possono non citare l’onnipresente agenzia fotografica Fornass di Salvatore Sparavigna nata nel 1986 e l'agenzia Controluce fondata nel 1991 da Mario Laporta che non hanno bisogno di ulteriori descrizioni per gli addetti ai lavori.
Luoghi dove sono cresciuti e si sono "fatti le ossa" molti attuali fotoreporter.


I fotolaboratori

“Terreno fotografico” erano anche i principali fotolaboratori di Napoli dove incontravi grandi professionisti e fotoamatori. MEF di Francesco Esposito era il posto in cui andare se volevi un lavoro artigianale fatto secondo le tue esigenze specifiche ed esiste ancora. Copyright a via Cornelia dei Gracchi era l’approdo per chi voleva le diacolor sviluppate in giornata ed era un laboratorio “aggregativo”: le mostre fotografiche che teneva periodicamente diventavano poi calendari di cui tuttora ne conservo le copie. Una piccola curiosità voglio segnalarla: Giuseppe Matarazzo lavorava in Copyright e probabilmente fu a forza di guardare pellicole e cibachrome che sviluppava per i fotografi professionisti che poi iniziò ad occuparsi di fotografia di moda.
Photofast” era ed è tutt’ora il laboratorio “dei gemelli” di via Cisterna dell’Olio. Lo sviluppo di pellicole e la stampa a colori in un’ora, nel centro di Napoli, era l’allora figata per molti fotografi.

I fotolaboratori erano momenti in cui ci si incontrava, conosceva, si sbirciava sui lavori dei colleghi per vedere a cosa stavano lavorando, girava qualche inciucio, ci si scambiava il numero di telefono e poi nasceva qualche collaborazione. Anche se a distanza di anni.


Il concime

Il concime, momenti di conoscenza della fotografia che hanno contribuito alla crescita e allo scambio professionale dei fotografi e alla nascita di alcuni di loro.

Augusto De Luca (oggi noto anche come “il Cacciatore di Graffiti”) dalla metà anni ’80 agli inizi dei ’90, teneva un affollato corso di fotografia presso una sala del laboratorio Krome sito in via San Pasquale a Chiaia.

L’Associazione Nazionale di Fotografi Professionisti TAU Visual stimolava incontri tra i soci per scambiarsi consigli e competenze che poi si sono evoluti negli attuali incontri denominati Senior meet Junior in quanto aperti gratuitamente alle nuove emergenze. Tra i soci di TAU Visual conobbi Massimo Vicinanza (sconosciuto a molti in città perché ha quasi esclusivamente lavorato per la stampa estera) e col quale poi recentemente abbiamo fondato l’associazione culturale Photo Polis; Davide Visca (pioniere di una proposta ai soci per la realizzazione di un sito web a costi irrisori per l’epoca); Roberto Macrì (attualmente tecnico specializzato dell’archivio della sovrintendenza di Bologna) era un altro socio di TAU Visual e fu pioniere con Newpoli del primo centro di servizi per la fotografia (1983).

A metà degli anni ’90 Sergio De Benedittis (prematuramente scomparso) in Piazza San Domenico Maggiore mise sù Nigma Fotografi, una vera e propria factory, un’officina fotografica che produsse nuove realtà fotografiche come Sergio Grispello e l’attuale Studio .1 di Pasquale Sanseverino. Ancor prima, nella casa di Sergio in via Caldieri ci si riuniva col “gotha” della fotografia napoletana e con Vera Maone intendeva realizzare “qualcosa”. Riunioni che poi furono ospitate presso l’Archivio Parisio (rilevato da Stefano Fittipaldi) e che portarono alla programmazione de I lunedì della fotografia aperti al pubblico.

Intanto nel 1992 nasceva la ILAS come scuola di grafica ed oggi anch’essa fa parte di quel terreno che stimola e forma nuovi aspiranti fotografi.


Le mostre

Sono stato un pessimo frequentatore di mostre fotografiche. Per me la fotografia andava guardata, osservata sulle riviste patinate, sui libri, sui "6x3" o all’interno delle brochure pubblicitarie perché ho sempre pensato che, siccome pagata da qualcuno, da un editore o altro tipo di committente, aveva un suo valore già comprovato.

Però ricordo la prima mostra che vidi a un Fotocine alla Mostra d’Oltremare, credo fosse nel 1983. Rimasi colpito dalla suggestiva brillantezza del cibachrome e, ricordando quella collettiva di fotografi, mi rendo anche conto di quante immagini attualmente vengano appese inutilmente a un chiodo.


Radici

Le radici affondano nel terreno e man mano danno vita a un fusto sempre più forte che si ramifica facendo nascere foglie e poi fiori e poi frutti.
Quanti frutti sono nati dalle radici della fotografia di Napoli? Quanto è stato fertile il terreno?

C’è qualche fotografo professionista che può affermare di avere avuto un Maestro che gli ha insegnato l’arte della fotografia?
Io non lo so perciò me lo chiedo.
Ti va di dare il tuo contributo per questa mia ricerca?


Oggi

Oggi vedo in rete tante buone immagini di fotoamatori che spesso hanno poco o nulla da invidiare ai professionisti “storici”. Nessuno ne parla. Nessuno tra gli addetti a lavori, tra quelli che “scrivono la storia” ha la volontà “politica” di scoprirli e questo credo sia un danno per l’evoluzione e l’internazionalizzazione della fotografia partenopea ce viene così penalizzata spostando irrimediabilmente i riflettori su altre città.
Perché ritengo il nuovo scenario napoletano un’eccellenza.

Molti fotografi sono autodidatti. Alcuni hanno una padronanza del Photoshop strepitosa. Altri lavorano a progetti interessanti che probabilmente non vedranno mai la stampa perché c’è crisi ma anche perché mancano editori illuminati, agili.

Ne conosco di questi fotografi ma parlarne ora significherebbe tediarvi con altri fiumi di parole. Facciamo che magari mi riservo di raccontarvi di loro più in là. Il tempo di ripulire un po’ di naftalina.

© Marco Maraviglia –tutti i diritti riservati – Vietata la riproduzione anche parziale di questo testo senza il consenso dell’autore.
Si ringrazia Massimo Vicinanza per l'editing del testo.

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4 commenti:

toty ruggieri ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Unknown ha detto...

ciao Marco,su Google leggevo il tuo blogspot sulla Storia della Fotografia Napoletana...mancano (senza offesa per gli altri) i maggiori fotogiornalisti di cronaca di quell'epoca facenti parte di Agenzie napoletane famose come PRESSPHOTO, PHOTOSUD e Carbone&Nicois (i fratelli Nino e Renato Nicois + Renato Carbone),che erano quelle importanti soprattutto la prima in quanto eravamo corrispondenti AP e ANSA...alcuni di quelli che hai citato (cronaca ed altro) sono arrivati negli anni '93,'94. I nomi sono quelli di Franco Castanò/Franco Esse/Gaetano Castanò/Gianni Cesariello noi eravamo la Pressphoto,io l'ultimo arrivato nel 1990,prima lavoravo al Giornale di Napoli insieme all'amico STEFANO Renna,poi c'erano Antonio Troncone/Guglielmo Esposito/Peppino (Giacomo si chiamava all'anagrafe) Di Laurenzio/Mario Siano + Sergio Siano (figlio di Mario e Alessandro Di Laurenzio figlio di Peppino)e negli ultimi tempi (già dal 1996 erano arrivati in Agenzia Antonio,figlio di Peppino,la figlia di Antonio Troncone ed Emanuela Esposito figlia di Guglielmo oltre a Francesco Pischetola),mentre io lasciai la Pressphoto nel 1994 e nel '96/'98 (se nn erro) entra Sasà Laporta fratello di Mario dell'Ag.Controluce;hai dimenticato il grande Luciano Ferrara e la sua Nouvelle Presse,Stefano Renna e l'amico Ciro Lauria che arriva nel 1993 quando io avevo già lasciato il Giornle di Napoli,poi Ciro Fusco che va' all'Ansa quando noi della Pressphoto davamo qualcosa in meno perchè qualcuno all'interno favoriva il nuovo arrivato...dal 1996/98 poi arrivano Ciro De Luca. Cesare Abbate nasce anche lui con Il Giornale di Napoli e poi dal Mattino passa all'Ansa. Riccardo Siano invece sempre a La Repubblica sin dalla nascita della redazione napoletana:i fotografi, quelli veri della cronaca (scusa ,non voglio sembrare megalomane) eravamo noi, quelli dei quotidiani insieme a qualcuno di Agenzia come Ferrara,Laporta e Salvatore Sparavigna...allo sport c'erano Italo Cuomo,Pietro Mosca e Alfredo Capozzi i 3 più famosi ai quali se ne sono aggiungi altri negli ultimi anni. Il fotogiornalismo napoletano ,fino al 1996 era composto da si e no una 30ina di fotoreporters,tutti gli altri sn arrivati dopo e non appartengono a quella Scuola... P.S.-ovviamente un'altro della vecchia guardia era Ciccio Iovine e suo figlio Massimo che seguiva più i settimanali...non dimentichiamoci di altri fotoreporters eccellenti come Toty Ruggieri,e poi Anna Camerlingo,Giulia Nardone,Roberto Jandoli per il gossip con Enzo Landi e gli altri citati nei post precedenti di questo blog

toty ruggieri ha detto...

Ben Detto Gianni!! anche se noto impercettibili confusioni e imprecisioni, ma va bene così.

toty ruggieri ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.