sabato 21 novembre 2009

IL PRESENTE DELLA FOTOGRAFIA DIGITALE

FOTOGRAFIA E ARTE: “DA OGGI LA PITTURA è MORTA”

Nel 1839 Paul Delaroche sentenziò che la pittura era morta all’indomani della presentazione della prima macchina fotografica di Daguerre.
La pittura fino a quel momento era stata il mezzo più potente per documentare la realtà (o rappresentare la mitologia) le cui testimonianze storiche sono da essa riportate.

L’invenzione della fotografia diede comunque una scossa positiva alla pittura che si reinventò trovando nuove soluzioni visive.Ma come oggi gli artisti della Net-Art o della Video-Art fanno uso delle nuove tecnologie e della scienza per esprimersi attraverso le loro opere, così alcuni pittori come Talbot, già dalla metà dell’800 usavano la camera oscura per dipingere.Le innovazioni portano sempre inizialmente a una sorta di ripudio, ma fanno poi breccia nell’animo umano che è irrimediabilmente proiettato verso il futuro.


LA FOTOGRAFIA è MORTA
Oggi, a chiunque vorrebbe diventare fotografo, gli dico che la fotografia è morta. Almeno commercialmente. Sono finiti i bei tempi degli anni ’80 durante i quali una foto per una copertina di un giornale nazionale veniva pagata 1milione e ½ delle vecchie e care lire. Finiti i tempi in cui proliferavano le agenzie fotografiche a caccia di foto e fotografi che producessero immagini per il crescente mercato editoriale dell’epoca che aveva il suo fulcro nella Milano da bere.
Diedi l’allarme alle associazioni di fotografia nazionali oltre 10 anni fa, quando con l’avvento di internet e del digitale intuii a cosa si sarebbe giunti: alla totale pirateria.
Da poco ha persino chiuso la più grande agenzia fotografica d’Italia che dava lavoro a decine di fotografi professionisti e cedeva i diritti delle immagini in tutto il mondo: Grazia Neri. E questo la dice lunga su quello che sarà, anzi già lo è, il presente-futuro della fotografia.

PIRATERIA IN FOTOGRAFIA
Per dare un esempio di quanto è successo nell’ultimo decennio:

  • costo reflex digitale professionale nel 2001 di 2.600.000pixel = 15milioni di lire;
  • costo reflex digitale professionale nel 2009 di 13.000.000pixel = 800,00 euro;
Cosa significa, significa che i prezzi delle fotocamere digitali si sono abbassati in maniera così indiscriminata che oggi quasi tutti possono permettersi di acquistare una fotocamera di buone prestazioni ed ottenere un buon risultato perché immediatamente controllabile dal display.
Parlo anche delle cosiddette compatte (dal costo di 2-300,00 euro e giù di lì) che hanno altrettanti milioni di pixel e che, se proprio il file ha dei difetti cromatici, si può sempre correggere in post-produzione col Photoshop.
Tutti quindi possono fare oggi buone foto.

Ci sono siti nel web dove bravissimi fotoamatori caricano le proprie foto anche in alta definizione e le lasciano free-royality con un semplice copyleft (il Creative Commons dove si chiede ad esempio di citare l’autore ma con foto free).
La produzione di immagini quindi, oltre ad essere diventata di una enorme vastità, è anche offerta in gran quantità nella rete… e gratis.
Qualche anno fa, parlando con una Photo-Editor di una nota rivista di viaggi mi disse che lo stesso direttore editoriale aveva dato ordine di recuperare foto gratis per i servizi del giornale. Per risparmiare sui costi, la proposta del fotografo relativa a un servizio non poteva più interessare. Le foto potevano essere recuperate tra la rete e le decine, forse centinaia, di foto spedite via e-mail anche in alta definizione, da sprovveduti fotoamatori.

In 10 anni molti editori hanno avuto cura di allestire un archivio di foto digitali non databili (quelle senza auto o persone che possono far risalire al periodo in cui è scattata la foto, ad esempio) da riutilizzare, sfruttare, ripubblicare perché il gioco vale la candela: la percentuale di fotografi che intentano causa per lo sfruttamento delle proprie immagini senza autorizzazione è bassissima, semplicemente perché non tutti sono in grado di poter controllare tutte le foto che vengono pubblicate su tutti gli stampati (libri, giornali, manifesti pubblicitari fuori la propria Regione…) per rivendicarne i diritti e quindi pretendere un congruo compenso. Ma non fanno causa perché comunque molti non conoscono i propri diritti (di Autore) e non sanno come salvaguardare il proprio lavoro. Senza considerare poi che sono rari gli avvocati esperti di diritto d’autore.
A me e ad altri fotografi, quando capita di trovare proprie foto (ri)pubblicate senza saperlo, non resta che recuperare il contatto dello “sfruttatore”, P.IVA e mandargli una fattura per via bonaria.

LA SOLUZIONE CI SAREBBE
Eppure basterebbe poco per evitare furti, sfruttamenti delle immagini. Fa parte di una proposta che feci quando lanciai l’allarme per quello che sarebbe successo. È semplice, in poche parole basta che ogni foto pubblicata riporti il nome dell’autore e che la finanza possa verificare dall’una o dall’altra parte (fotografo o editore) che ci sia una fattura relativa a quella pubblicazione.

SCENARI DEGLI ULTIMI ANNI IN FOTOGRAFIA PROFESSIONALE
Penalizzata la fotografia editoriale per l’avvento del digitale, anche una fetta della fotografia su commissione è andata a farsi benedire.

Le aziende “furbe”
In aziende medio-piccole capita sempre più spesso che delle foto per un depliant o una brochure vengano fatte fare da un dipendente: l’appassionato di fotografia.
Lo studio grafico al quale si è commissionata l’impaginazione e la stampa di un depliant si vede arrivare le foto su un CD direttamente dal cliente. Foto tagliate male, con riflessi di flash qui e là ed altre imperfezioni che il grafico dovrà correggere per ore al computer facendole rientrare nel suo preventivo. Al cliente, pur di non perderlo, non si dirà mai che le foto fornite fanno schifo e che devono essere fatte ex-novo.

I giornali
Ho già scritto sopra di quale sia il trend per la ricerca iconografica per mettere in piedi un servizio per una rivista. Ma ho visto anche casi di giornalisti di quotidiani regionali che, armati di compatta digitale, fanno personalmente qualche scatto che mettono poi a corredo del loro articolo.
A me personalmente capitò un operatore video che mi chiese di mandargli un paio di foto che poi avrebbe passato alla redazione di un noto quotidiano nazionale. Forse starà ancora aspettando.

Gli editori
Sono in pochi, i più grossi, gli editori che commissionano un lavoro a un fotografo professionista. Ma lo commissionano spesso non per spirito imprenditoriale, per investire su un’idea editoriale, ma perché hanno un budget finanziato dal cliente per realizzare un libro. Un bel libro è spesso finanziato da un Ateneo, da un’Amministrazione locale, da un ente, da una Fondazione e così via.
Sempre per il discorso di cui sopra, gli editori pizzicano dal “proprio” archivio foto in file che vanno ad inserire in qualche loro pubblicazione… all’insaputa del fotografo.

Le Agenzie Pubblicitarie
Le Agenzie di Pubblicità, studi grafici o di comunicazione non sono da meno a questo trend. Ma alcune vanno oltre. All’interno di queste strutture, dei grafici espertissimi di Photoshop e programmi vettoriali (tipo Adobe Illustrator), sono in grado di recuperare una porzione di immagine e ritrattarla, trasformarla in modo che possa diventare irriconoscibile allo stesso autore della foto di base. È una prassi consueta; in effetti nulla nasce dal nulla, c’è sempre bisogno di uno o più punti di partenza per creare: per associazioni, per assemblaggi, per trasformazioni…
Fatto sta che se una foto viene trasformata del 70% va anche bene, ma c’è chi invece la riflette e basta o ci piazza un bel filtro artistico di Photoshop e… via in stampa.

LE NUOVE FRONTIERE DELLA FOTOGRAFIA DIGITALE
Quanto detto sopra, non deve affatto scoraggiare coloro che intendono intraprendere la professione di fotografo né tantomeno convincere a far chiudere baracca quelli che si stanno ritrovando ogni anno con il fatturato sempre più esiguo.
La fotografia di per sé è morta, ma già viene comunque utilizzata come strumento per battere nuovi canali, per sviluppare nuove opportunità di lavoro. Bisogna reinventarsi, del fotografo che fa la bella foto ce né tanti. Il fotografo non è più colui che fotografa la luce (ricreandola anche in studio), ma un creativo a tutti gli effetti. Non può più aspettare l’art director di un’agenzia pubblicitaria per eseguire un’immagine su layout fornitogli: deve essere lui a creare. E innanzitutto deve essere padrone della fotografia digitale, conoscere pixel e vettori, formati di files (jpeg, Tiff…) ecc. ed essere uno smanettone perlomeno del Photoshop.
Cercherò di seguito di elencare alcuni canali possibili di quello che si sta generando nello scenario relativamente all’attività del fotografo:

Il Fotografo Concepter
È il fotografo che in base ad un embrione di idea del cliente, in base a un testo, riesce a realizzare un immagine concettuale che racchiuda in sé tutto il contenuto di un libro o di un servizio per una rivista o di un messaggio pubblicitario. È insomma un creativo che fa uso della sua esperienza professionale unita a una grande capacità di relazionare spunti, idee per concretizzare l’immagine. Occorre molta curiosità, cultura generale, essere informato su tutto… insomma, saper sostituire un po’ la figura di un art-director.

Operatore Grafico per Foto-Lab
È colui che trascorre la maggior parte della sua vita seduto davanti a un computer per rielaborare per lo più foto di matrimoni all’interno di un laboratorio fotografico o presso il proprio studio.
Ha l’occhio veloce per individuare quali foto vanno trasformate in bianconero o con intonazione seppia o a quali aggiungere la grana o altro effetto artistico. Può lavorare come free-lance per 2 o 3 fotografi, riceve il CD (o DVD) con le foto da lavorare ed indicazioni di massima.

Impaginatore di Album per Matrimoni
Più che essere un esperto di filtri ed effetti speciali, è colui che ha dimestichezza per le impaginazioni di album digitali. Sa dare una struttura di montaggio e ritmo dell’impaginato in base alle foto da trattare.

Photo-Graphicist
È più che altro un operatore grafico di uno studio di comunicazione o, preferibilmente, di una stamperia offset o digitale che sia. È un esperto del colore, di RGB, CMYK, di calibrazioni monitor e di tutti i processi di stampa. Il suo compito è quello di ottimizzare e seguire la fedeltà di resa del colore in stampa rispetto alle foto originali. Sa dosare maschere di contrasto, luci e ombre, livelli e colore in Photoshop in base al tipo di inchiostri, carte ecc. che verranno utilizzate per la stampa.

Photo-Trasher
È il netturbino delle foto, nel suo senso migliore della definizione. Molti archivi si stanno riempiendo di files che sono ormai obsoleti e non avranno in futuro nemmeno un valore antropologico, archeologico, storico. È come uno svuotatore di cantine. Gli Hard Disk dei computer, i server, gli archivi iniziano ad occupare troppo spazio e tutto va snellito. Il Photo-Trasher è lì che osserva tutte le foto e decide quali buttare nel cestino, quali cancellare, quali salvare, riarchiviando queste ultime con attenzione, con nuovi soft-ware di archiviazione più aggiornati.

Curatore di Mostre
All’estero vi sono centinaia di gallerie che espongono mostre di fotografi. In Italia la fotografia non è mai stata considerata arte come all’estero. Conobbi un discreto fotografo che si fece una passeggiata a New-York e non è mai più tornato: giunto nella Big-Apple fu subito consacrato artista.
Mettersi dall’altra parte per un fotografo che decide di fare il curatore di mostre fotografiche o addirittura intraprendere l’avventura di gallerista, non è facile e consiglio in tal caso di leggersi la biografia di Leo Castelli, l’Italiano che inventò l’arte in America; famoso gallerista che riuscì a crearsi dal nulla un mercato dell’arte fatto di contatti importanti, Public Relation e un pizzico di fortuna.

Digital Artist
Fare la foto, click e basta non serve più. La principale trasformazione che si sta avendo è la fotografia rielaborata, “manomessa”, “falsa”. Qualche tempo fa c’è stata una forte polemica per alcune foto che venivano passate al National Geographic cromaticamente “corrette”: savane troppo giallo-oro, striature di tigri di nero intenso, tramonti di rosso troppo intenso… eh no, se la foto deve mostrare la realtà e non ingannare il pubblico di lettori, così sia perché l’elaborazione digitale è opportuno che sia fatta solo incampo artistico.
L’Artista Digitale è una figura che sta prendendo sempre più piede ed è ancora ignota al grande pubblico. Inizialmente si dilettava in fotomontaggi ed altre elaborazioni senza senso, ma solo per mostrare la sua abilità di smanettone del computer. Poi si sono iniziati a produrre veri e propri lavori d’arte, frutto di progetti strutturati e alcuni dei quali sono pubblicati in un libro (Future Images, a cura di Mario Cresci) in cui sono raccolte fotografie di arte digitale che segnano il trend per almeno i prossimi 4-5 anni.

Fotografo di Net Art
Quando nel 2003 ho fatto l’esame da privatista all’ISA Boccioni di Napoli, parlai di una mia intuizione, di ciò che sarebbe potuta diventare l’arte digitale da lì a qualche anno. Parlai della grande opportunità di internet, della posta elettronica e del Photoshop e dell’unione in simbiosi di questi 2 strumenti.
Feci immaginare la possibilità di un gruppo di fotografi sparsi nel mondo che, senza nemmeno conoscersi si passavano più volte una stessa foto per posta elettronica per intervenirci, modificarla, trattarla… Il concetto dell’open source ha poi fatto il resto. 

martedì 10 novembre 2009

COME SCEGLIERE IL FOTOGRAFO PER IL PROPRIO MATRIMONIO?

Ecco alcuni consigli per come scegliere il fotografo del proprio matrimonio. 


Feeling
Scegliere il proprio fotografo per il giorno che cambia la propria vita è una cosa delicata. L'album fotografico è l'unico servizio che resterà per sempre, come un diamante: l'addobbo floreale, il buffet, la cena, l'auto o l'elicottero che accompagna gli sposi al ricevimento, il bouquet, il parrucchiere, la truccatrice... tutto finirà quel giorno. Soldi, tanti, spesi per un solo giorno. L'album resisterà invece come un buon libro antico custodito in una biblioteca e conserverà per sempre la memoria di quel giorno.
Primo consiglio: gli sposi futuri è bene che siano in sintonia col fotografo da subito, devono sentirsi simili, con un minimo di affinità. Una chiacchierata insieme che va al di là di una trattativa aiuta a entrare in confidenza.
Se gli sposi ripongono tutta la loro fiducia nel fotografo scelto, il più del lavoro è fatto!

Stile
Ogni fotografo ha un proprio stile fotografico. C’è quello classico che punta alla cura delle luci a casa della sposa, fa le tipiche foto in posa, si presenta a casa di questa con fondale, fari, ombrellini per i flash, realizza album voluminosi, se analogici (cartacei vecchia maniera) ci inserisce le foto che si aprono, ci piazza una serie di 10-20 ritratti della sposa che potrebbero sembrare al profano la stessa foto in più copie, propone di fare le foto esterne dopo la cerimonia, nella piazza più importante della città portandosi un paio di collaboratori (uno mantiene uno specchio magari dorato e l’altro fa scatti supplementari), talvolta, a fine serata, si va con gli sposi a fare altre foto in giro per la città, fa le foto di gruppo allestendo un angolino alla villa dove si svolge la cena (perché non può stargli bene un angolo che già c’è), magari usa una 6x6 con dorso digitale.

Poi c’è il genere foto-reportage. è un tipo di servizio dinamico, naturale, spontaneo, fresco che sono in grado di fare quei fotografi che hanno un’esperienza in campo fatta di paparazzate in occasioni di eventi cinematografici, o quelli che hanno lavorato per i giornali per servizi fotografici di manifestazioni, fatti di attualità e simili. Chi viene da questo settore ha un’ottima esperienza in merito perché per mangiare, per vendere le proprie foto, ha dovuto affinare il taglio delle inquadrature con certa velocità e pulizia d’immagine in quanto esercitato a fotografare tutto in movimento; in un settore dove c’è concorrenza spietata e in cui riesce a pubblicare solo chi riesce a fare le foto migliori.

Altra categoria di fotografi, sono quelli che dedicano molta attenzione agli effetti speciali specialmente in post-produzione, al computer, col fantastico Photoshop.
Troppa elaborazione delle foto può però stancare.
Sovrapposizioni di foto in trasparenza su sfondi che non fanno parte delle locations dove si è svolta la festa sono sicuramente di pessimo gusto. I fotomontaggi bizzarri possono andar bene per divertire se sono 1 o 2 foto. Le colorazioni vintage o immagini a colore selettivo (solo il cielo blu o lasciare a colori lo sfondo delle casette di Procida e in bianconero gli sposi…) sono gradevoli.
Poi ci sono fotografi ibridi che dosano un po’ i tre stili di cui sopra a seconda delle esigenze degli sposi e in base anche all’atmosfera generale della giornata. Sono i più eclettici, quelli che ascoltano con gli occhi, la mente e il cuore, quelli che comunque hanno un back-ground professionale vario, che non lavorano solo per la fotografia cerimoniale, ma spaziano dalla foto di architettura a quella turistica, hanno realizzato pubblicità o pubblicato servizi per clienti nazionali o internazionali, insomma, operano o hanno operato in vari campi.

QUANTO COSTA UN SERVIZIO FOTOGRAFICO?
Quello che mi sento di consigliare è di non tirare sul prezzo di un servizio fotografico. L’album è per sempre e quindi perché non tagliare invece la spesa per il noleggio dell’auto o non strafare sul menù del buffet che durano solo un giorno?
A Napoli un prezzo commerciale per un album digitale per un matrimonio di 35 pagine 30x80cm compreso film si aggira intorno ai 2.000,00 euro.
A questo prezzo si può avere un buon servizio, ma bisogna saper cercare per non avere cantonate.
Spendere di più non significa necessariamente avere un servizio migliore, ma optional: i mini-album da dare ai genitori degli sposi e ai testimoni, le cartellette per gli invitati, l’album in pelle o vero cuoio con valigetta… o talvolta, si tratta semplicemente di pagare la firma, il nome di quel fotografo famoso magari solo perché ha fotografato “a”. A proposito, trovo molto divertente quegli sposi che vedendo nelle vetrine dei negozi dei fotografi, foto fatte durante i concerti di un cantante famoso, si lasciano rapire dal “carisma” del fotografo.
Uno dei modi migliori per capire lo stile di un fotografo, la sua professionalità e quindi comprendere la motivazione del prezzo che fa per un foto-servizio, è indagare sul web.
Cercare su internet un suo sito o un blog dove si possono vedere i suoi lavori e vedere se piacciono. Personalmente mi sono ritrovato coppie di sposi che avevano deciso fossi io il loro fotografo solo per aver visto il mio sito web dove non c’è nemmeno l’ombra di una foto di matrimonio.

ALCUNE RACCOMANDAZIONI PER NON RESTARE DELUSI
Innanzitutto, se confermate il vostro fotografo con un acconto, accertatevi che quel giorno sia lui a farvi le foto e non mandi un suo collaboratore magari avvisandovi solo un paio d’ore prima. Fatevi dare un impegno scritto su questo punto che sembra da poco, ma non lo è perché state pagando per un servizio di un’opera intellettuale e creativa e non per un’automobile costruita in una catena di montaggio. Se non dovesse rispettare l’impegno, alla consegna potrete anche pretendere di farvi almeno uno sconto del 20-30%. A meno che non restiate comunque soddisfatti.
Fatevi consegnare un’offerta scritta, un promemoria con tutte le caratteristiche del servizio per non avere spiacevoli sorprese alla consegna dell’album:

  • Quanti operatori ci saranno per fare foto e video?
  • Il prezzo cosa comprende?
  • Viene consegnato il CD con tutte le foto in alta risoluzione per essere autonomi per ulteriori stampe?
  • Quanti scatti vengono fatti mediamente?
  • In che tempi vengono consegnati album e video?
  • L’album come si presenta? Quanti fogli contiene?
  • Costi di trasferta fuori città sono compresi?
  • Che formato sono le foto?
Insomma, più dettagli avrete più avrete l’idea chiara del servizio come sarà allestito.
Cercate di vedere almeno un paio di album di servizi fotografici completi con tutte le loro fasi (casa, chiesa, foto in esterni, ricevimento…) e non il book che raccoglie le foto più belle di vari matrimoni.
Quanto al n° di foto che saranno presenti nell’album, siate flessibili, il fotografo vi proporrà un minimo di scatti sufficienti per raccontare la vostra festa più importante, ma sicuramente ne potranno essere di più e non di meno. Date comunque una lettura in merito anche qui

domenica 8 novembre 2009

LA SEQUENZA IN UN ALBUM DI MATRIMONIO


QUANTE FOTO DEVE AVERE UN ALBUM FOTOGRAFICO?
Un album fotografico a volte viene proposto dal fotografo con le classiche "100 foto". Ad alcuni promessi sposi non interessa probabilmente lo stile grafico dell'album, il ritmo del montaggio delle foto in esso montate, lo stile fotografico (classico, reportage, effetti speciali...) perchè probabilmente non hanno senso estetico e puntano quindi sul numero delle foto, ma non sul contenuto di esse.
Ciò che mi sento di dire è che il numero delle foto per un album non è importante, purchè il fotografo documenti l'intera giornata con un consistente numero di scatti che gli sposi potranno comunque avere su un CD o DVD.
E' importante invece la struttura, il montaggio, il ritmo dell'album. Come e quali foto vengono inserite nell'album per renderlo consono all'atmosfera del giorno del matrimonio. E' come un lavoro di montaggio per un film dove però non esiste una regia, non c'è un copione definito, le fasi sono quelle sì (casa della sposa, uscita di casa, ingresso in chiesa...), ma tutto può succedere e il fotografo deve stare dietro all'evento, cercando di non essere invasivo, invadente... cercare di essere come un angelo invisibile che veglia su tutta la festa, immortalandola nei suoi scatti.
CHI FA LA SCELTA DELLE FOTO PER L'ALBUM?
Alcuni fotografi fanno scegliere le foto da montare nell'album agli sposi o perchè se ne fregano del risultato finale del proprio lavoro o percè non hanno voglia di lavorare tanto, celandosi dietro a un "cerchiamo di accontentare gli sposi al 100%". Personalmente, scegliere le foto per l'album su 700-800 scatti mi porta via 3-4 giorni. Bisogna dare un racconto al foto-servizio, cercare di includere foto dove ci siano un pò tutti gli invitati e in primo piano i protagonisti (genitori e fratelli degli sposi, testimoni...). Se sono gli sposi a scegliere, potrebbero andare in panico per la mole di lavoro da eseguire, non accorgersi che tra 3-4 scatti simili c'è quello migliore e la loro scelta non rispetterebbe un senso relativamente al ritmo, l'atmosfera di quella giornata e col risultato che dopo 2 settimane-1 mese starebbero al punto di partenza.
L'IMPAGINAZIONE DELL'ALBUM
L'album fotografico deve seguire un racconto, dicevo, e l'errore più grosso che fanno alcuni fotografi è quello di inserire 4-5 immagini di seguito molto simili tra di loro e ciò ricorre spesso per i primi piani delle foto fatte alla sposa, a casa. E' una noia, specie per gli amici e parenti che vedranno l'album, vedere una sequenza di foto quasi uguali tra loro dove cambia solo per un pò l' angolazione del viso della sposa, gli occhi che ora guardano in obiettivo e poi l'uccellino e magari la stessa foto tagliata con inquadratura più stretta ma in bianconero.
Il racconto fotografico deve contenere immagini tutte diverse tra di loro e se capita che ve ne siano simili comunque belle, conviene evidenziare una sequenza che dia un senso di movimento della scena evitando ogni rischio di staticità (noiosità) dell'album.
LA SEQUENZA FOTOGRAFICA
Le foto presenti in questo post sono state realizzate con 3-4 ciak. Sono foto in posa in effetti, ma in movimento. Il movimento, l'azione di una scena rende meno statiche le immagini, come se fossero le cosiddette foto spontanee che molti sposi richiedono. La foto spontanea è possibile crearla come se fosse tale, se gli sposi si prestano. Qui era stato chiesto alla sposa di venire verso il primo fotografo fingendo di adescare lo sposo. La scena è stata ripetuta più volte perchè si voleva approfittare dei colpi di vento che smuovevano l'abito della sposa, per aumentare l'effetto-azione e facendo più scatti si potevano poi scegliere le foto più adatte.
Dovendo realizzare un album digitale il cui formato di pagina aperto misurava in orizzontale 30x80cm, c'era l'ampia libertà di poter realizzare una sequenza di 7 foto che dessero un senso compiuto.

Vedere 3-4 foto simili in un insieme, in una sola pagina, a colpo d'occhio, come in questo caso, rende sicuramente l'album più leggero rispetto allo stesso numero di foto montate in pagine singole.
Se quest'album l'avessi dovuto montare in analogico, cartaceo, per il motivo di cui sopra, avrei inserito al massimo 3 di queste foto, sulle 7 scelte. Per non renderlo pesante, noioso: immaginate sfogliare 7 pagine di un album con foto che sembrano uguali tra di loro in quanto riprese nella stessa location (qui è davanti al Palazzo Reale di P.zza Plebiscito a Napoli) e della stessa scena.

venerdì 6 novembre 2009

LA MIA ESPERIENZA DI FOTOGRAFO DI SCENA PER IL CINEMA


Vi racconto la mia unica esperienza con il cinema. Quando fui fotografo di scena per caso durante le 6 settimane tra le più belle della mia vita.
Era il 1995 e lessi su Il Mattino che il regista Antonio Capuano cercava un ragazzino per il suo film Pianese Nunzio, 14 anni a Maggio che doveva essere il protagonista del film. I requisiti, una volta letti, mi resi conto che corrispondevano ad uno dei miei nipoti e telefonai all'ufficio casting della produzione per un appuntamento, non prima di aver parlato con mia sorella per avere il consenso ad accompagnare al provino suo figlio.

Al provino erano presenti Antonio Capuano, Antonio Farina (scenografo ma che in quell'occasione si occupava di fare le riprese-video dei test) e Claudio Grimaldi che normalmente scrive testi per cinema e TV (tra l'altro è dialoghista di un posto al sole) ma in quell'occasione si occupava del reclutamento di attori, figuranti, comparse.
Terminato il provino, regalai a Capuano una foto in bianconero f.to 18x24 scattata dopo una conferenza stampa in occasione dell'edizione precedente degli Incontri Internazionali del Cinema di Sorrento nella quale c'erano lui, Pappi Corsicato, Gianfranco Pannone, Mario Martone, Antonietta De Lillo, e tutti gli altri giovani registi del nuovo Rinascimento napoletano.
Quella foto gli piacque molto e l'appese in bacheca nell'ufficio della produzione.

Dopo qualche giorno fui ricontattato, volevano rivedere mio nipote. Aveva probabilmente passato la prima selezione e il cerchio si stringeva a 4-5 ragazzini di 13-14 anni.
Ma non andò bene. Almeno così sembrava...
Dopo un altro paio di settimane mi telefonarono di nuovo senza dirmi nulla. Mi convocarono semplicemente per andare lì. Non chiesero di mio nipote e pensai che forse volevano che firmassi una liberatoria, un contratto per farlo partecipare al film.
Come entrai in ufficio orecchiai dai corridoi "il fotografo di scena"... e pensai "peccato non lo facciano fare a me"... Mi accolse ormai il compianto Alessandro Vivarelli, figlio del produttore Gianni Minervini (Premio Oscar per il film Mediterraneo di Gabriele Salvatores) che mi propose di fare il fotografo di scena per il film.
"Azz", pensai lì per lì... "e ora?". Avevo già avuto esperienza per la fotografia di scena? No, a parte le foto fatte durante i concerti o in occasione di qualche spettacolo teatrale. Alessandro allora mi spiegò cosa gli serviva e come avrei dovuto lavorare. Mi fece unn corso di fotografia di scena in 3', praticamente.
Gli servivano foto in bianconero e a colori, tutte poi consegnate in provini il giorno dopo. All'epoca non esisteva la fotografia digitale e quindi si scattava con corpi macchina differenti che divennero presto 3 per quel lavoro perchè il produttore, Minervini, voleva anche le diapositive delle stesse inquadrature.
Di fronte all'impossibile non mi spaventai, mi ricordai certi film con Paul Newman dove lui era così testardo che dimostrava di poter andare oltre i suoi limiti e feci tesoro di quei film calandomi in quei suoi personaggi.

Ma perchè avevano scelto me come fotografo di scena? Semplicemente perchè ad Alessandro Vivarelli era piaciuta molto anche a lui quella 18x24 che lasciai a Capuano.

Le riprese iniziarono in un caldo Ottobre del 1995. Disponevo solo di 2 corpi macchina e il 3° me lo feci prestare da un amico. Il contratto prevedeva 5 settimane di lavorazione per 5milioni delle vecchie lire + le spese di pellicole, sviluppi e stampe. Tanti soldi non li avevo mai visti tutti insieme nella mia vita, ma 1milione di lire se ne andarono per comprarmi il mio primo cellulare-scarpone con contratto Tacs (arrivava la bolletta a casa all'epoca) e altre 6-700mila lire (ca. 350,00 euro) se ne andarono per comprarmi un'altra Nikon in modo da poter restituire all'amico il suo corpo macchina.

Furono bei giorni, nonostante i cazziatoni del produttore che appena arrivava sul set mi rimproverava del fatto che c'erano troppe foto fuori-scena e non vedeva le foto del film, ma il figlio Alessandro era lì a difendermi dicendo che c'era tutto il materiale che serviva.
Era affascinante vedere la costruzione di un set, i tecnici delle luci (Matania Lightning) che andavano sù e giù come spidermen sotto la direzione di Antonio Baldoni, il direttore della fotografia; Pietro Baldoni, l'operatore di ripresa imbracato come un robocop che provava i movimenti di macchina con la steadycam; le comparse del rione Sanità, il "silenzio per favore" del fonico Tiziano Crotti, prima di ogni ciak; le fighette che si fermavano sui set in esterni con la speranza di essere notate per diventare magari delle star del cinema; il furgoncino che arrivava con i cestini per la pausa pranzo e che sparivano in pochi secondi; Fabrizio Bentivoglio che arrivava col suo charme in giacca di velluto di marrone chiaro e Il Manifesto nella tasca; Sandro Dionisio con la sua videocamera che documentava i back-stage; la visita di Mario Martone nei vicoli della Sanità; Capuano che s'incazzava perchè mancava un figurante e andava avanti a botte di scatolette di latte condensato; le lunghe attese prima del ciak; il freddo cane che scoppiò fin dai primi giorni di quel Novembre...

Si trascorrevano anche 15 ore sul set e la mattina di nuovo alle 7,30 sul posto.
Me la cavai. Più di quanto si aspettavano.
Una mattina si doveva girare all'interno del Suor Orsola Benincasa ed arrivò da Roma uno di quei fotografi super-professionali con la 6x6, fondale, bank. Era stato chiamato per realizzare le foto per il manifesto. Quando uscì il film nelle sale, tutte le locandine del film che stavano nelle bacheche dei cinema erano foto mie, ma anche il manifesto che realizzarono alla fine era una mia foto di scena (v. a destra).

Le immagini scattate parteciparono poi nel 1999 al Cliciak di Cesena ed ebbi una menzione d'onore "per il complesso delle opere presentate e per la ricchezza delle soluzioni figurative".
Poi tutto finì. Le cose belle della vita non durano in eterno.

mercoledì 4 novembre 2009

CORSO DI FOTOGRAFIA A DOMICILIO A NAPOLI

CORSO DI FOTOGRAFIA


Vi propongo un corso informale di fotografia, per chi già sa fotografare ma vuole imparare ad elaborare le proprie foto in Photoshop.
Per chi vorrebbe imparare ad allestire un proprio portfolio.
Per chi si chiede "perchè la sera non riesco a fare buone foto in esterni".
Per chi vorrebbe capire come diavolo gestire la luce del flash di giorno o di notte.
Per chi non comprende le funzioni della propria fotocamera.
Per chi vorrebbe cominciare a cercare di vendere i diritti delle proprie foto per un editore.
Per chi andando in vacanza, vorrebbe tornare facendo bella figura con gli amici e non mostrare le solite foto-cartolina o quelle dove si vede tutto tranne il senso dei luoghi visitati.
Per chi... insomma... un corso modulabile per chiunque.

martedì 3 novembre 2009

BARCELLONA... FANTASTICA!!



Nella breve clip di cui sopra, ci sono alcune rielaborazioni di immagini di Barcellona.
Fotomontaggi, ovviamente realizzati in Photoshop.
Un omaggio ad Antoni Gaudì e la città di Barcellona.

TEST DI FOTOGRAFIA: VERO O FALSO?

Vero o Falso



Per fotografare non basta avere colpo d'occhio, avere una certa sensibilità, avere conoscenze di tutto ciò che ci circonda, avere senso estetico, qualche nozione d'arte, saper prevedere i momenti, avere velocità di pensiero e di gambe, saper stare in apnea qualche secondo per scattare una a mano libera con un tempo di posa lungo, avere un piccolo bagaglio di cultura generale, saper osservare, saper vedere...

Per fotografare bisogna entrare in contatto anche con nozioni tecniche per avere padronanza dello strumento-fotocamera.

Ieri si usava la pellicola e poi in camera oscura si lavorava per aggiustare o migliorare le foto, mascherandole, si usavano le "palummelle", si aumentava la soda per accentuare il contrasto...
Oggi con la fotografia digitale bisogna avere un minimo di conoscenze informatiche: pixel, photoshop, DPI, RGB... Qui potete scaricare un questionario per divertirvi a fare un test.

Se siete curiosi, se volete sapere le risposte esatte, compilatelo ed inviatemelo.
Buon test!

lunedì 2 novembre 2009

INAUGURAZIONE BLOG

Ecco qua...
inauguro il mio nuovo blog che tratterà solo di fotografia, del mio lavoro.
La fotografia sta attraversando un brutto periodo e non ne uscirà più viva, commercialmente parlando.

Ormai è già un optional, tutti possono fotografare, tutti possono comprare una macchinetta digitale ed ottenere delle buone foto sbizzarrendosi poi in post-produzione col Photoshop o altri programmi di elaborazione.

Ma non è un dramma perchè alla fine ciò che conta veramente, è l'idea, o arrivare primi nel realizzzare un determinato servizio fotografico, o saper usare la foto creativamente corredandola di interventi grafici ecc. ecc.

Ecco... sto già sproloquiando senza che ci sia ancora manco una foto in questo post.
Ma ne vedremo ne vedremo... eccome ne vedremo...