Lettera aperta di Francesco Cito, fotoreporter partenopeo
che non vive più a Napoli da anni, al Sindaco Luigi De Magistris.
Chi si occupa di arti visive come la fotografia ha spesso
una visione globale di ciò che ci accade intorno. Si osserva con tutti i cinque
sensi mettendoci anche il cuore e la mente. Francesco Cito pur non vivendo più
a Napoli sembra che sia riuscito a centrare alcune caratteristiche
dell'Amministrazione degli ultimi anni. Pubblichiamo la sua lettera aperta che
condividiamo su diversi punti e speriamo che il mondo delle professioni
creative faccia sentire sempre la propria voce.
Lettera aperta al Sig. Sindaco di Napoli (di Francesco Cito)
In una trasmissione su Rai radio 1, a seguito della disgrazia avvenuta con la
caduta di calcinacci dal cornicione dell'edificio che racchiude la Galleria
Umberto I, provocando la morte non immediata del ragazzo 14nne Salvatore
Giordano, il vice sindaco del Comune di Napoli, Tommaso Sodano, (tra le sue
deleghe: Decoro e Arredo) esprimendo il suo rammarico, provava a discolpare
l'amministrazione comunale dell'accaduto. Fin qui posso anche essere d'accordo,
non si può per ogni incidente che accade, attribuire la responsabilità al
sindaco. Quattro anni fa era accaduto a Siena, la Siena prima del sacco al
Monte dei Paschi, in cui durante la cena propiziatoria della Contrada della
Civetta per il Palio del 16 agosto 2010, in Piazza Tolomei, si staccò un pezzo
di mensola di un balcone da poco restaurato, uccidendo sul colpo un ospite
francese seduto al tavolo sottostante.
Purtroppo il dato di fatto è che a Napoli, questa difesa d'ufficio è
inaccettabile e improponibile, a Napoli non è mai una disgrazia fine a se stessa,
ma è la conseguenza di uno stato di abbandono generale, di una noncuranza e non
da oggi, da parte di tutti gli amministratori che si sono succeduti negli
anni.
Quando fu eletto il Magistrato Luigi De Magistris a Sindaco di Napoli alla
seconda tornata elettorale il 29 maggio 2011, in tanti, avevano sperato che un
uomo di legge alla guida di un' amministrazione di difficile gestione, sarebbe
riuscito a dare dignità ad una città troppe volte offesa, ed aggiungo dai suoi
stessi figli.
Rimasi indignato dello sberleffo palesemente emesso dall'allora e alquanto
sgradevole, discutibile e arrogante conduttore di Zapping, Aldo Forbice, (il
programma radiofonico della sera) nei riguardi di De Magistris, definendolo
incapace. A distanza di tempo, per ciò che ho visto, devo ammettere che
l'analisi non era del tutto scorretta. La mia prima volta a Napoli sotto
amministrazione De Magistris, mi sono ritrovato a solcare i marciapiedi di via
Toledo, rifatti malamente in epoca Bassolino, completamente divelti, e in caso di
pioggia, vere pozzanghere, non di rado pericolose per i pedoni infangati, dagli
schizzi sollevati dalla precarietà delle lastre di pietra. Mi sarei aspettato
che un Sindaco ex Magistrato, avesse impugnato carta e penna, e citato le ditte
appaltatrice dei lavori.
La brillante iniziativa del Sindaco De Magistris, è stata invece che in quelle
strade dissestate, era meglio creare la pista ciclabile più estesa d'Europa,
manco Napoli fosse Amsterdam e non una città di collina, dipingendo
semplicemente la sagoma della bicicletta per terra, in strade come via
Tribunali, in cui a stento si passa a piedi. Per il Sindaco De Magistris, è più
importante organizzare una pseuda coppa America di vela, che nulla porta alla
città, se non i danni alla Villa Comunale, o ex Villa Reale sul lungo mare
Caracciolo, e mi chiedo se sia mai stata ripristinata la copertura della Cassa
Armonica, realizzata nel 1878, manomessa per allestire il podio per le
premiazioni, la quale guarda caso, faceva parte secondo il progetto Città di Partenope,
a ristrutturazione insieme alla Galleria Umberto I.
Egregio Sig. Vice Sindaco Sodano, non basta una difesa d'ufficio per scrollarsi
di dosso responsabilità che sono di chi amministra. Se parte delle strutture
della Galleria Umberto I sono private, il Comune e chi lo dirige, ha l'obbligo
e il dovere di far rispettare le regole, le ristrutturazioni vanno forzate, ed
essendo un bene pubblico, di valenza monumentale, la legge consente l'esproprio
se la proprietà non provvede a mantenere efficientemente la struttura, ma
quella struttura in particolar modo è comunque sotto diretta responsabilità
comunale, in quanto il tetto e il pavimento sono proprietà comunali, e chissà
per quali motivi a me sfuggenti, versano in uno stato pietoso. La Galleria
eretta nel 1887, è un'opera tra l'altro fra le più belle d'Italia, e di non
uguali nel mondo. E' un monumento storico, in cui ogni esercizio commerciale,
ha decorato (malamente) con stile proprio, senza rispettare i vincoli
architettonici. Bars con insegne luminose, più somiglianti ad un bazar, e non
allo stile ottocentesco e sobrietà di quando fu edificata. Ci sono pochi negozi
che hanno lasciato integro l'aspetto originario, e bisognerebbe ripartire da
quello per far si che la Galleria oltre che sicura, ritorni al suo splendore e
salotto di una città troppo vituperata. Stranamente è meglio tenuta la Galleria
Principe di Napoli al Museo.
Questo naturalmente Egregio Sig Vice Sindaco, è solo una parte dell'iceberg
napoletano, di una città che vuole essere capitale dell'arte, dove sulle
facciate di palazzi del 700, in bella vista a come mi pare, centinaia di
migliaia di brutti condizionatori dell'aria deturpano la bellezza del centro
storico, per non parlare di tutto il resto, ma non è questa la sede per
dilungarmi.
Non sono le beghe che il Magistrato Sindaco De Magistris, intenta con il
Soprintendente Giorgio Cozzolino per l'uso della Piazza del Plebiscito, a
risollevare la Sua immagine. Le piazze, le strade e la città tutta, sono della
gente, del popolo che ci vive e non per chiuderla a chi non paga il biglietto
per vedere un pessimo spettacolo di nessun lustro.
Non sono mai stati ottimi sindaci quelli che hanno occupato la poltrona di
Palazzo San Giacomo, ma quello attuale, francamente è stato la delusione più
grande, Napoli è ancor di più una città allo sfascio. Al Sig. Sindaco dico: non
vada allo stadio a guardare le partite, o ai funerali proclamando il lutto
cittadino. Non abbia idee astruse nel voler intitolare le strade a John Lennon
o chissà quale altro esponente che nulla ha dato alla città, o ribattezzare la
Via Caracciolo in Napoli Liberata, e mi chiedo da chi e da cosa. Vada in giro
per le strade di Napoli sia durante il giorno che di notte, e in merito allego
una foto della ormai famosa Galleria Umberto I, ma potrei inserirne di via
Chiaia, o della stessa Piazza del Plebiscito, tanto per non andare troppo
lontano da quello che dovrebbe essere l'orgoglio di una Napoli che fù e più non
è.
© Francesco Cito