sabato 26 aprile 2014

UN'INTERVISTA SOCIAL AI GIURATI

Un'intervista social ai giurati del concorso fotografico Wonderful Naples Prize.

Su Facebook da qualche giorno è stata postata una foto che raggruppa i volti degli otto giurati del concorso fotografico Wonderful Naples Prize, Meravigliosa Napoli, con l'intenzione di svolgere un'intervista spalmata nei prossimi giorni e moderata da Viaggioineuropa, uno dei media partner dell'iniziativa.


i giurati del concorso fotografico Wonderful Naples Prize
Un'intervista social, dove gli intervistati sono gli otto giurati del concorso e che rispondono alle domande del moderatore in tempo reale o a distanza di ore. A volte anche dopo qualche giorno. Non c'è fretta. La porta del talk show resta aperta.

Una social interview in diretta ma, volendo, anche partecipata, perchè possono intervenire tutti: semplici appassionati di fotografia, curiosi e chi vuole magari cercare di entrare nella psicologia dei gusti dei giurati per capire con quali foto potrebbe partecipare per vincere almeno uno dei cinque premi messi in palio col concorso.

Si tratta di un esperimento proposto da Carlo Porrini, esperto di grafica e comunicazione sul web nonchè creatore di uno dei siti di viaggi più visitati in Italia: Viaggioineuropa.it.
Protagonisti della social intervista sono Giuseppe Albanese, Mariangela Contursi, Pino Grimaldi, Rosaria Iazzetta, Antonio Menna, Sergio Olivotti, Sergio Siano e Pietro Treccagnoli personaggi provenienti dal mondo del giornalismo, dell'arte, dell'imprenditoria, del design, tutti comunque con in comune l'amore per Napoli ed un ottimo senso estetico delle cose.

Durante l'intervista vi sono brevi interventi di Marco Maraviglia e Massimo Vicinanza, promoter del concorso fotografico WNP, che presentano un po' i caratteri personali e professionali dei giurati motivandone la scelta del loro coinvolgimento.

Sono tutti invitati a partecipare... ovviamente rispettando la tipica netiquette della rete.

Segui qui la social intervista.

mercoledì 23 aprile 2014

LYTRO: DECIDI DOPO DOVE METTERE A FUOCO

È nata la Lytro Illum, la fotocamera che ti fa decidere dopo dove mettere a fuoco.

Con 1.100,00 euro è tua, di piccole dimensioni, è l'evoluzione del modello precedente semplicemente chiamato Lytro.


Lytro Illum (2014)
Fotocamera per i soliti feticisti amanti della tecnologia e che con la fotografia hanno poco a che fare?
A cosa serve? Per gli indecisi che non hanno idea di cosa mettere a fuoco per dare il giusto tocco compositivo a un'immagine o per chi non ha mai imparato a gestire la profondità di campo variando il valore del diaframma?

Si basa sulla tecnologia computazionale, sistema ottico che cattura più porzioni dell'immagine ripresa per poi decidere, via software, il punto di messa a fuoco.

Se vuole essere una rivoluzione tecnologica per la fotografia, a mio modesto parere non lo è sotto il profilo creativo. Semplicemente perchè un fotografo deve essere in grado già al momento dello scatto quale deve essere il campo di messa a fuoco per comporre la propria immagine.
Il fotografo è un individuo pensante in quanto uomo.
Delegare alla tecnologia le nostre decisioni mi ricorda HAL 9000, il computer di 2001 Odissea nello spazio del grande Kubrick.

Lytro (2011)
Passi il sistema di autofocus che ci velocizzò lo scatto, passi il dispositivo del White Balance che ci ha evitato di portare con noi filtri di conversione o pellicole tarate per luce diurna e tungsteno, passino tutte quelle tecnologie che hanno migliorato sotto il profilo meccanico la ripresa fotografica, ma il dover decidere dopo il punto di messa a fuoco di un'immagine fa tanto "passivismo fotografico". Pigrizia mentale.

Dietro ogni immagine fotografica ci deve essere il pensiero umano.

lunedì 21 aprile 2014

VIETATO FOTOGRAFARE!!! MOSTRE E DIRITTI FOTOGRAFICI


Vietato fotografare!Alcune considerazioni fatte dopo una visita alla mostra “Vetrine” su Andy Warhol presso il PAN di Napoli.


- Le dispiace mettere il tappo all’obiettivo?
- No, no che non lo metto. 

In 5 secondi ero circondato da una decina di persone tra guardie giurate, protezione civile, addetti alla sicurezza e uno sbirro in borghese che credeva non mi fossi accorto che mi piantonava come se fossi stato un criminale.
Mette a disagio una situazione del genere, visitare una mostra con 20 occhi che ti osservano non è il massimo per un evento culturale, specie se non hai autografi da fare.


Non andiamo bene ragazzi. Lo dovrei dire ai tipi che hanno organizzato la mostra e di cui non faccio il nome per non fargli pubblicità, lo dovrei dire all’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli che ha ospitato la mostra al PAN...

Nessun preavviso al divieto di fotografare
Chi organizza una mostra deve rendere chiaro fin dall’inizio sulle restrizioni per il pubblico riguardo la possibilità o meno di scattare qualche foto.
Non è carino dover fare una fila di una o due ore, entrare negli spazi espositivi e sentirsi dire, quando ormai sei dentro, che non ti puoi neanche fare un selfie con una delle opere.
Non è carino, è stupido, oltre che inutile una simile disposizione di divieto.

Il pubblico di seria B
In occasione dell’anteprima del 17 aprile, alla mostra Vetrine di Andy Warhol c’era un bel po’ di gente che, come sempre in queste occasioni, in parte non avevano nulla a che fare con l’arte. Persone che erano lì perché “invitate” ma che di Warhol sapevano al massimo che aveva “dipinto” il ritratto di Marilyn Monroe.  Quella stessa sera circolavano sui social network foto di qualsiasi genere riprese in questa occasione. Non voglio discutere della qualità della maggior parte delle social-photo che circolavano in rete, ma del fatto che nei giorni seguenti ai visitatori è stato impedito di fotografare.
Esiste un pubblico di seria A ed uno di serie B per caso?

“Lei lo sa perché mi sta chiedendo di non fare foto?”
Il tipo della sicurezza non sapeva rispondermi. “Ci hanno detto di non far toccare le opere e di non fotografare”. Gli dico allora che ricevere ordini ed eseguirli senza saperne il motivo non è cosa dignitosa per un uomo.
Questa cosa mi ricorda molto quelle torture eseguite dai militari in “missione di pace” solo perché gliel’hanno ordinato e che eseguono per non subire ripercussioni.

Catalogo, gadgets, venghino signori, venghino.
Si impedisce di realizzare qualche scatto fotografico perché c’è una stupida paura che qualcuna delle foto realizzate dal pubblico possa essere commercializzata sottraendo profitto al business della gadgetteria.
Ma voi lo immaginate un catalogo o altro gadget realizzato con immagini Instagram, riflessi sui vetri delle opere di Warhol, dominanti di colore ecc.? Qualche folle potrebbe anche realizzarlo ma a chi lo venderebbe?

La libera circolazione delle immagini contribuisce a diffondere cultura
Quello che non riesce ad entrare nella zucca di certi organizzatori di eventi, mostre d’arte e di chi gestisce i Beni Culturali, è che la diffusione delle immagini amatoriali sono il modo più diretto per pubblicizzare gli stessi eventi.
È meglio vendere qualche gadget, che di questi tempi in pochi acquistano, o incrementare l’afflusso di visitatori?
Ricordo di quando ancora non esisteva internet e vidi per la prima volta le foto di alcune case di Gaudì scattate da un amico: decisi allora di andare a Barcellona per vedere di persona quei gioielli di architettura sostenibile.
Il tam-tam fotografico sui “social” può funzionare molto di più della comunicazione tradizionale.

Le riprese dei luoghi di interesse culturale, turistico, paesaggistico e la loro messa in circolazione sui media, contribuiscono alla divulgazione di quegli stessi luoghi generando curiosità in turisti e viaggiatori che potenzialmente possono esserne fruitori attivi visitandoli.
In tempi di crisi economica bisognerebbe esserne responsabilmente consapevoli.

Diritti fotografici organizzati
La questione delle riprese fotografiche coi cosiddetti diritti di esclusiva andrebbero ripensati. A tutti i livelli. Dall’Associazione Culturale organizzatrice di eventi al museo privato al MiBACT, tutti dovrebbero facilitare la libera circolazione di fotografie attraverso concessioni a settori: fotografi professionisti, fotoamatori, dilettanti, pubblico generico.
L’ex ministro Massimo Bray stava iniziando a muoversi in questa direzione col suo programma di linee programmatiche per ibeni e le attività culturali (punto 16) ma come spesso accade, le buone cose vengono silurate a favore di pochi.
Un’apertura a un aggiornamento sulla questione, per una fruizione più democratica della cultura deve essere pretesa, per il benessere della divulgazione culturale.

Un esempio di scaglionamento sui vincoli per le riprese fotografiche in occasione di mostre potrebbero essere questi che ho scritto per il mio progetto Impossible Naples.

Andy Warhol si sta rivoltando nella tomba
E torniamo ala mostra di Andy Warhol che si sta svolgendo a Napoli.
Per chi conosce il personaggio-Warhol, il re della Popular Art, colui che fu primo ad avvicinare le masse all’arte attraverso l’iconografia consumistica, colui che l’arte la riproduceva in serie, colui che aveva con sé sempre una Polaroid e che a Napoli viene ricordato per le innumerevoli foto che scattava ai ragazzi che lo attorniavano, sa bene che gli avrebbe fatto piacere il concetto di selfie da parte del suo pubblico.

La Fondazione Andy Warhol  (The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts) nel 1987 ha acquisito tutti i diritti dell’artista dopo la sua morte. 
Tra i diritti fotografici, secondo le disposizioni della Fondazione, “nell’intenzione di incoraggiare gli studiosi a fare uso delle immagini di Warhol, impone solo una tassa nominale (nominal fee) a coloro che desiderano riprodurre opere per scopi didattici e creativi”. La tassa nominale ha un importo simbolico. Fatto sta che nel testo della licenza, non viene contemplato l’utilizzo privato delle immagini.

Non sembra che Andy Warhol abbia lui stesso dato disposizioni, prima di morire, relativamente ai diritti di riproduzione delle sue opere e se abbia considerato l’evoluzione dei tempi tanto da vedere lontano e comprendere quella che sarebbe stata la fruizione sui social network e blog delle foto ritraenti le sue opere. Secondo voi non avrebbe apprezzato la diffusione sfrenata sul web di selfie e di altre foto scattate durante le sue mostre?
Secondo me, sì. E si sarebbe anche divertito per il fatto di non aver dovuto pagare un solo dollaro con tanta pubblicità gratuita che avrebbe portato acqua al suo mulino. In fondo, più che artista, era un comunicatore, uno che era riuscito a creare un grande brand di se stesso sfruttando la stessa pubblicità, senza essere un grande pittore, senza essere uno scultore, senza essere un esperto serigrafista o un regista o fotografo.
Credo che per questi vincoli sui diritti fotografici che lo riguardano, si stia rivoltando nella tomba dal 1987.

Flashmob fotografica
Il cambiamento va preteso. I diritti si ottengono sempre con le battaglie. Un semplice cittadino deve avere il diritto culturale di potersi portare a casa un proprio ricordo fotografico da far vedere agli amici o piazzarlo su internet. Perché lo fa senza scopo di lucro o perchè fa il suo lavoro nel caso fosse un fotografo professionista che lavora con la Stampa.
Occorre scuotere chi è delegato alla gestione del diritto popolare a realizzare foto in occasione di eventi culturali.
La cultura non deve essere privatizzata per concentrare il business su pochi. Siamo in un mondo nuovo ed è bene che ci si adegui.
È inammissibile che ci siano cittadini di serie A e di serie B: perché l’amico del Sindaco ha potuto scattare e postare la foto su Facebook fattasi accanto alla serigrafia di Lucio Amelio e a chi ha visitato la mostra nei giorni successivi gli è stato impedito di scattare?

Alcuni rumors in rete fanno sapere che in prossime occasioni come questa di “Vetrine” verrà fatto un flashmob. Protagonisti alcuni fotografi di Napoli. Sarà una guerra a colpi di click!

giovedì 3 aprile 2014

Un concorso fotografico internazionale per scoprire le bellezze nascoste di Napoli



Wonderful Naples Prize, una Meravigliosa Napoli da scoprire attraverso un concorso fotografico internazionale aperto a fotografi professionisti e dilettanti di tutto il mondo.

Bando e regolamento su www.wonderfulnaplesprize.org

Ci sono delle realtà di Napoli conosciute a pochi, talvolta anche solo a un gruppo di persone circoscritto in un quartiere.
Si tratta di vere e proprie chicche di bellezza culturale, sociale, produttiva, di cui hai solo sentito parlare e che non hai mai visto.

È la bellezza di Napoli nascosta. Quella che vorremmo emerga attraverso questo concorso fotografico, il Wonderful Naples Prize. Aperto a tutti.

Ci sono amicizie multietniche tra partenopei e cingalesi che si sviluppano nei centri sociali, ragazzini che vanno a fare la spesa per le persone più anziane del vicolo, artigiani che potrebbero essere nominati cavalieri del lavoro per le loro 16 ore quotidiane di impegno che ci mettono nel realizzare oggetti che poi vengono difficilmente venduti perché fuori i canali della grossa distribuzione.

Poi ci sono storie, luoghi, fatti conosciuti a una cerchia di persone più larga ma ancora troppo confinata: l’edicolante di P.zza del Gesù che si è battuto per la salvaguardia dei randagi, passi attraverso un basso e ti ritrovi in un anfiteatro, sotto P.zza Plebiscito vi sono cavità e volte che solo in pochi hanno visto, la morte di ‘o Barone, il clochard amico della movida studentesca del centro storico che ha rattristato chi lo ha conosciuto. 

La bellezza di Napoli è fatta di calda umanità come il commerciante che esce con una sedia per far accomodare una signora svenuta sul marciapiede, di cose insolite come l’imprenditore che pur non avendo bisogno di arrotondare i suoi guadagni, la sera si diverte a fare pianobar in un grande albergo.

Bellezza di Napoli misconosciuta, fuori dai soliti stereotipi che ne fanno la solita cartolina.
L’altro giorno ho visto un turista che fotografava da via Toledo verso un vicolo inquadrando in primo piano cassonetti dei rifiuti che traboccavano di munnezza. Bene, mi sarebbe piaciuto che in quel momento fosse saltato fuori da un cassonetto uno di quei geni napoletani che avrebbe cantato una canzone napoletana a quel turista sorprendendolo e mortificandolo allo stesso tempo.

Napoli è creativa, geniale, tollerante, contraddittoria, impossibile, imprevedibile. Entri in un portone di un palazzo di una strada "sgarrupata" (malandata) e trovi un incantevole chiostro con giardino avvolto dal silenzio mentre fuori le auto starnazzano nel traffico.

Wonderful Naples Prize è il concorso fotografico internazionale organizzato dall’AssociazioneCulturale Photo Polis in partnership con Videometrò News Network ed è alla sua prima edizione. Il concorso è dedicato anche ai turisti e viaggiatori stranieri che vogliano mostrare il loro concetto di bellezza di Napoli attraverso il loro occhio più distaccato.

SCADENZA 1 giugno 2014
Il bando del concorso per partecipare e tutte le info sui premi sono su www.wonderfulnaplesprize.org