mercoledì 4 marzo 2015

OSSERVARE PER CAPIRE, ROBA DA FOTOGRAFI

San Martino e il povero, di Pietro Bernini © Marco Maraviglia
Un esercizio costante del fotografo è quello di osservare con attenzione ciò che fotografa e chiedersi sempre "perché". È un esercizio costante, quotidiano e a volte visitare un museo è una miniera di informazioni che servono a stimolare curiosità, elemento fondamentale per un fotografo.

Al Museo Nazionale di San Martino (Napoli) è custodito questo altorilievo di Pietro Bernini (padre di Gian Lorenzo) che rappresenta la scena di San Martino nell'atto di tagliare il proprio mantello a un povero infreddolito.
C'era qualcosa che mi incuriosiva di questa scultura. Mi sono chiesto "perché" prima di fotografarla. Qualcosa di strano ha attirato la mia curiosità.

Il braccio mancante sosteneva la spada sguainata per tagliare il mantello in due per offrirne la metà al povero infreddolito (era, secondo la leggenda, l'11 novembre che poi è divenuto quel giorno l'estate di San Martino secondo la novella che tutti conosciamo).

Qui, quel che io noto, sembra che il povero quasi voglia rifiutare, imprecando, con un gesto di estrema umiltà, l'opera caritatevole del buon Martino, respingendo il drappo. Addirittura protendendosi sul cavallo che osserva la scena probabilmente spaventato dalla spada e dall'estraneo (il povero) che gli è quasi addosso.
Si noti l'occhio del cavallo spaventato, la spada (che non c'è ma per la regola della chiusura della Gestalt, la vediamo mentalmente) e la mano del povero che fa presa sul mantello, come siano allineati sullo stesso asse: il centro principale dell'azione è su questa linea.

Il mantello non è teso dalla mano del povero affinché possa facilitare a Martino il compito del taglio. Il povero non tira il mantello a sè ma, anzi, la sua mano è posta proprio nel punto in cui Martino avrebbe potuto effettuare il taglio. Quasi a dire "se tagli il mantello rischi di tagliare la mia mano".
Come quando a tavola qualcuno vuole metterci il formaggio sulla pasta e noi prontamente mettiamo una mano sul piatto perché non ne vogliamo.

Il povero, evidentemente nell'interpretazione di Bernini padre, non poteva non avere l'umiltà che hanno i poveri. Si fece pregare per concedergli parte del mantello.
Del resto anche oggi un povero resta povero se non prende, non accetta, non ruba, non truffa, non fotte il prossimo.
La povertà è probabilmente uno stato d'animo di alta nobiltà umana.
"Perché"?



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