Nel 1839 Paul Delaroche sentenziò che la pittura era morta all’indomani della presentazione della prima macchina fotografica di Daguerre.
La pittura fino a quel momento era stata il mezzo più potente per documentare la realtà (o rappresentare la mitologia) le cui testimonianze storiche sono da essa riportate.
L’invenzione della fotografia diede comunque una scossa positiva alla pittura che si reinventò trovando nuove soluzioni visive.Ma come oggi gli artisti della Net-Art o della Video-Art fanno uso delle nuove tecnologie e della scienza per esprimersi attraverso le loro opere, così alcuni pittori come Talbot, già dalla metà dell’800 usavano la camera oscura per dipingere.Le innovazioni portano sempre inizialmente a una sorta di ripudio, ma fanno poi breccia nell’animo umano che è irrimediabilmente proiettato verso il futuro.
LA FOTOGRAFIA è MORTA
Oggi, a chiunque vorrebbe diventare fotografo, gli dico che la fotografia è morta. Almeno commercialmente. Sono finiti i bei tempi degli anni ’80 durante i quali una foto per una copertina di un giornale nazionale veniva pagata 1milione e ½ delle vecchie e care lire. Finiti i tempi in cui proliferavano le agenzie fotografiche a caccia di foto e fotografi che producessero immagini per il crescente mercato editoriale dell’epoca che aveva il suo fulcro nella Milano da bere.
Diedi l’allarme alle associazioni di fotografia nazionali oltre 10 anni fa, quando con l’avvento di internet e del digitale intuii a cosa si sarebbe giunti: alla totale pirateria.
Da poco ha persino chiuso la più grande agenzia fotografica d’Italia che dava lavoro a decine di fotografi professionisti e cedeva i diritti delle immagini in tutto il mondo: Grazia Neri. E questo la dice lunga su quello che sarà, anzi già lo è, il presente-futuro della fotografia.
PIRATERIA IN FOTOGRAFIA
Per dare un esempio di quanto è successo nell’ultimo decennio:
- costo reflex digitale professionale nel 2001 di 2.600.000pixel = 15milioni di lire;
- costo reflex digitale professionale nel 2009 di 13.000.000pixel = 800,00 euro;
Cosa significa, significa che i prezzi delle fotocamere digitali si sono abbassati in maniera così indiscriminata che oggi quasi tutti possono permettersi di acquistare una fotocamera di buone prestazioni ed ottenere un buon risultato perché immediatamente controllabile dal display.
Parlo anche delle cosiddette compatte (dal costo di 2-300,00 euro e giù di lì) che hanno altrettanti milioni di pixel e che, se proprio il file ha dei difetti cromatici, si può sempre correggere in post-produzione col Photoshop.
Tutti quindi possono fare oggi buone foto.
Ci sono siti nel web dove bravissimi fotoamatori caricano le proprie foto anche in alta definizione e le lasciano free-royality con un semplice copyleft (il Creative Commons dove si chiede ad esempio di citare l’autore ma con foto free).
La produzione di immagini quindi, oltre ad essere diventata di una enorme vastità, è anche offerta in gran quantità nella rete… e gratis.
La produzione di immagini quindi, oltre ad essere diventata di una enorme vastità, è anche offerta in gran quantità nella rete… e gratis.
Qualche anno fa, parlando con una Photo-Editor di una nota rivista di viaggi mi disse che lo stesso direttore editoriale aveva dato ordine di recuperare foto gratis per i servizi del giornale. Per risparmiare sui costi, la proposta del fotografo relativa a un servizio non poteva più interessare. Le foto potevano essere recuperate tra la rete e le decine, forse centinaia, di foto spedite via e-mail anche in alta definizione, da sprovveduti fotoamatori.
In 10 anni molti editori hanno avuto cura di allestire un archivio di foto digitali non databili (quelle senza auto o persone che possono far risalire al periodo in cui è scattata la foto, ad esempio) da riutilizzare, sfruttare, ripubblicare perché il gioco vale la candela: la percentuale di fotografi che intentano causa per lo sfruttamento delle proprie immagini senza autorizzazione è bassissima, semplicemente perché non tutti sono in grado di poter controllare tutte le foto che vengono pubblicate su tutti gli stampati (libri, giornali, manifesti pubblicitari fuori la propria Regione…) per rivendicarne i diritti e quindi pretendere un congruo compenso. Ma non fanno causa perché comunque molti non conoscono i propri diritti (di Autore) e non sanno come salvaguardare il proprio lavoro. Senza considerare poi che sono rari gli avvocati esperti di diritto d’autore.
A me e ad altri fotografi, quando capita di trovare proprie foto (ri)pubblicate senza saperlo, non resta che recuperare il contatto dello “sfruttatore”, P.IVA e mandargli una fattura per via bonaria.
LA SOLUZIONE CI SAREBBE
Eppure basterebbe poco per evitare furti, sfruttamenti delle immagini. Fa parte di una proposta che feci quando lanciai l’allarme per quello che sarebbe successo. È semplice, in poche parole basta che ogni foto pubblicata riporti il nome dell’autore e che la finanza possa verificare dall’una o dall’altra parte (fotografo o editore) che ci sia una fattura relativa a quella pubblicazione.
SCENARI DEGLI ULTIMI ANNI IN FOTOGRAFIA PROFESSIONALE
Penalizzata la fotografia editoriale per l’avvento del digitale, anche una fetta della fotografia su commissione è andata a farsi benedire.
Le aziende “furbe”
In aziende medio-piccole capita sempre più spesso che delle foto per un depliant o una brochure vengano fatte fare da un dipendente: l’appassionato di fotografia.
Lo studio grafico al quale si è commissionata l’impaginazione e la stampa di un depliant si vede arrivare le foto su un CD direttamente dal cliente. Foto tagliate male, con riflessi di flash qui e là ed altre imperfezioni che il grafico dovrà correggere per ore al computer facendole rientrare nel suo preventivo. Al cliente, pur di non perderlo, non si dirà mai che le foto fornite fanno schifo e che devono essere fatte ex-novo.
I giornali
Ho già scritto sopra di quale sia il trend per la ricerca iconografica per mettere in piedi un servizio per una rivista. Ma ho visto anche casi di giornalisti di quotidiani regionali che, armati di compatta digitale, fanno personalmente qualche scatto che mettono poi a corredo del loro articolo.
A me personalmente capitò un operatore video che mi chiese di mandargli un paio di foto che poi avrebbe passato alla redazione di un noto quotidiano nazionale. Forse starà ancora aspettando.
Gli editori
Sono in pochi, i più grossi, gli editori che commissionano un lavoro a un fotografo professionista. Ma lo commissionano spesso non per spirito imprenditoriale, per investire su un’idea editoriale, ma perché hanno un budget finanziato dal cliente per realizzare un libro. Un bel libro è spesso finanziato da un Ateneo, da un’Amministrazione locale, da un ente, da una Fondazione e così via.
Sempre per il discorso di cui sopra, gli editori pizzicano dal “proprio” archivio foto in file che vanno ad inserire in qualche loro pubblicazione… all’insaputa del fotografo.
Le Agenzie Pubblicitarie
Le Agenzie di Pubblicità, studi grafici o di comunicazione non sono da meno a questo trend. Ma alcune vanno oltre. All’interno di queste strutture, dei grafici espertissimi di Photoshop e programmi vettoriali (tipo Adobe Illustrator), sono in grado di recuperare una porzione di immagine e ritrattarla, trasformarla in modo che possa diventare irriconoscibile allo stesso autore della foto di base. È una prassi consueta; in effetti nulla nasce dal nulla, c’è sempre bisogno di uno o più punti di partenza per creare: per associazioni, per assemblaggi, per trasformazioni…
Fatto sta che se una foto viene trasformata del 70% va anche bene, ma c’è chi invece la riflette e basta o ci piazza un bel filtro artistico di Photoshop e… via in stampa.
LE NUOVE FRONTIERE DELLA FOTOGRAFIA DIGITALE
Quanto detto sopra, non deve affatto scoraggiare coloro che intendono intraprendere la professione di fotografo né tantomeno convincere a far chiudere baracca quelli che si stanno ritrovando ogni anno con il fatturato sempre più esiguo.
La fotografia di per sé è morta, ma già viene comunque utilizzata come strumento per battere nuovi canali, per sviluppare nuove opportunità di lavoro. Bisogna reinventarsi, del fotografo che fa la bella foto ce né tanti. Il fotografo non è più colui che fotografa la luce (ricreandola anche in studio), ma un creativo a tutti gli effetti. Non può più aspettare l’art director di un’agenzia pubblicitaria per eseguire un’immagine su layout fornitogli: deve essere lui a creare. E innanzitutto deve essere padrone della fotografia digitale, conoscere pixel e vettori, formati di files (jpeg, Tiff…) ecc. ed essere uno smanettone perlomeno del Photoshop.
Cercherò di seguito di elencare alcuni canali possibili di quello che si sta generando nello scenario relativamente all’attività del fotografo:
Il Fotografo Concepter
È il fotografo che in base ad un embrione di idea del cliente, in base a un testo, riesce a realizzare un immagine concettuale che racchiuda in sé tutto il contenuto di un libro o di un servizio per una rivista o di un messaggio pubblicitario. È insomma un creativo che fa uso della sua esperienza professionale unita a una grande capacità di relazionare spunti, idee per concretizzare l’immagine. Occorre molta curiosità, cultura generale, essere informato su tutto… insomma, saper sostituire un po’ la figura di un art-director.
Operatore Grafico per Foto-Lab
È colui che trascorre la maggior parte della sua vita seduto davanti a un computer per rielaborare per lo più foto di matrimoni all’interno di un laboratorio fotografico o presso il proprio studio.
Ha l’occhio veloce per individuare quali foto vanno trasformate in bianconero o con intonazione seppia o a quali aggiungere la grana o altro effetto artistico. Può lavorare come free-lance per 2 o 3 fotografi, riceve il CD (o DVD) con le foto da lavorare ed indicazioni di massima.
Impaginatore di Album per Matrimoni
Più che essere un esperto di filtri ed effetti speciali, è colui che ha dimestichezza per le impaginazioni di album digitali. Sa dare una struttura di montaggio e ritmo dell’impaginato in base alle foto da trattare.
Photo-Graphicist
È più che altro un operatore grafico di uno studio di comunicazione o, preferibilmente, di una stamperia offset o digitale che sia. È un esperto del colore, di RGB, CMYK, di calibrazioni monitor e di tutti i processi di stampa. Il suo compito è quello di ottimizzare e seguire la fedeltà di resa del colore in stampa rispetto alle foto originali. Sa dosare maschere di contrasto, luci e ombre, livelli e colore in Photoshop in base al tipo di inchiostri, carte ecc. che verranno utilizzate per la stampa.
Photo-Trasher
È il netturbino delle foto, nel suo senso migliore della definizione. Molti archivi si stanno riempiendo di files che sono ormai obsoleti e non avranno in futuro nemmeno un valore antropologico, archeologico, storico. È come uno svuotatore di cantine. Gli Hard Disk dei computer, i server, gli archivi iniziano ad occupare troppo spazio e tutto va snellito. Il Photo-Trasher è lì che osserva tutte le foto e decide quali buttare nel cestino, quali cancellare, quali salvare, riarchiviando queste ultime con attenzione, con nuovi soft-ware di archiviazione più aggiornati.
Curatore di Mostre
All’estero vi sono centinaia di gallerie che espongono mostre di fotografi. In Italia la fotografia non è mai stata considerata arte come all’estero. Conobbi un discreto fotografo che si fece una passeggiata a New-York e non è mai più tornato: giunto nella Big-Apple fu subito consacrato artista.
Mettersi dall’altra parte per un fotografo che decide di fare il curatore di mostre fotografiche o addirittura intraprendere l’avventura di gallerista, non è facile e consiglio in tal caso di leggersi la biografia di Leo Castelli, l’Italiano che inventò l’arte in America; famoso gallerista che riuscì a crearsi dal nulla un mercato dell’arte fatto di contatti importanti, Public Relation e un pizzico di fortuna.
Digital Artist
Fare la foto, click e basta non serve più. La principale trasformazione che si sta avendo è la fotografia rielaborata, “manomessa”, “falsa”. Qualche tempo fa c’è stata una forte polemica per alcune foto che venivano passate al National Geographic cromaticamente “corrette”: savane troppo giallo-oro, striature di tigri di nero intenso, tramonti di rosso troppo intenso… eh no, se la foto deve mostrare la realtà e non ingannare il pubblico di lettori, così sia perché l’elaborazione digitale è opportuno che sia fatta solo incampo artistico.
L’Artista Digitale è una figura che sta prendendo sempre più piede ed è ancora ignota al grande pubblico. Inizialmente si dilettava in fotomontaggi ed altre elaborazioni senza senso, ma solo per mostrare la sua abilità di smanettone del computer. Poi si sono iniziati a produrre veri e propri lavori d’arte, frutto di progetti strutturati e alcuni dei quali sono pubblicati in un libro (Future Images, a cura di Mario Cresci) in cui sono raccolte fotografie di arte digitale che segnano il trend per almeno i prossimi 4-5 anni.
Fotografo di Net Art
Quando nel 2003 ho fatto l’esame da privatista all’ISA Boccioni di Napoli, parlai di una mia intuizione, di ciò che sarebbe potuta diventare l’arte digitale da lì a qualche anno. Parlai della grande opportunità di internet, della posta elettronica e del Photoshop e dell’unione in simbiosi di questi 2 strumenti.
Feci immaginare la possibilità di un gruppo di fotografi sparsi nel mondo che, senza nemmeno conoscersi si passavano più volte una stessa foto per posta elettronica per intervenirci, modificarla, trattarla… Il concetto dell’open source ha poi fatto il resto.