Amusement Places, i luoghi metafisici del divertimento.
Fino al 15 luglio in mostra presso La Casa della Fotografia - Villa Pignatelli
Finzione o realtà?
Sembrano modellini, scenografie posticce, plastici in cui ci si è dimenticati di inserire gli omini in scala. I rapporti spazio-temporali tra uomo e luoghi sono annullati. Totale assenza della presenza umana. A un primo sguardo sembrano fotomontaggi, luoghi immaginari, grotteschi, impossibili. Ma è tutto vero.
La realtà che ci presenta Stefano Cerio è drammaticamente, o immagnificamente se si preferisce, paradossale.
Il pensiero e la mano dell’uomo compiono “attentati” al paesaggio col fine di far stare bene gli umani attraverso il divertimento di massa. I non-luoghi del 21° secolo.
Amusement Places è la sintesi di una ricerca personale di un fotografo dal carattere gioviale, che sprizza simpatia con un lato ironico e sarcastico che trasmette attraverso le proprie immagini.
Il suo punto di vista è esterno. L’occhio di un grande fotografo in effetti deve sempre essere esterno, distaccato, anche se fotografa un uomo in fiamme o una bambina che fugge da un’esplosione al napalm.
Stefano documenta, con una sorta di still-life urbano, atmosfere verosimili ricreate con la luce ambiente del mattino o con spari di flash nella notte con esposizioni di 1/250” (Night ski e Night games) per azzerare ogni infiltrazione parassita della luce ambiente. Una leggera schiarita sulle ombre in postproduzione e le sue immagini assumono uno stile inconfondibile.
L'inquietidudine del silenzio
Qual è il mondo che viviamo? Quello in cui siamo dentro, consumando, spendendo, divertendoci o quello che ci è mostrato mentre dormiamo o stiamo rintanati in casa perché fuori fa freddo? Entrambi.
Solo che durante i nostri sonni fuori c’è una pace o un incubo che non viviamo e nei (non)luoghi di Amusement Places ci vengono mostrati nel loro esistenzialismo nudo e crudo.
Se Edward Hopper dipingeva l’inquietitudine del silenzio, Stefano Cerio lo fa con la fotografia.
Se Giorgio de Chirico dipingeva situazioni metafisiche, ecco che architetture grigie e apparentemente inabitate in contrasto coi colori di scivoli acquatici e giostre ci riportano a quelle sensazioni.
E con punte di surrealismo onirico come la gigantesca scultura di polistirolo (Huairon -2013) che segnala la presenza di una zona produttrice di frutta e che ricorda Camera d’ascolto di magrittiana memoria.
Lo spazio metafisico
Si perde il senso dello spazio urbano di quelle città dell’Est che ha normalmente un’alta densità di popolazione con strade affollate.
Il senso del tempo, in Cina e in Giappone, è legato alla produttività. Non c’è tempo da perdere. Ce lo ricordano i giganteschi orologi piazzati nelle spiagge deserte dell’alba che in quei momenti soltanto loro vivono, inutilmente nella notte, cadenzandone i minuti.
Spazio, tempo, frenesia, tutti i ritmi urbani sono azzerati.
Immagini soft e luminose di albe dai cieli bianco lattiginoso che sovrastano mega-strutture del divertimento dalle contaminazioni estetiche occidentali.
- A Pechino ero stato a fare un sopralluogo per studiare il punto di vista da cui avrei fatto la foto - racconta Cerio - Tutto perfetto. All’alba del giorno dopo stavo sul posto e non potei realizzare lo scatto che mi serviva perché insolitamente il cielo era azzurro. Mi dissero che avevano spento le centrali a carbone in quanto c’era l’elezione del loro Presidente e dovevano “colorare” un po’ il cielo attenuando l’inquinamento dell’aria -
La mostra si estende in cinque sale che mostrano i progetti di Stefano Cerio legati al divertimento di massa.
Stampate in grande formato su carta Canson o Hahnemühle e queste ultime incorniciate con vetro sintetico antiriflesso, le fotografie sono state scattate con L’Ebony (macchina a pellicola 4x5) e un'Alpa che monta un dorso phase one iq3 100.
C’è uno spazio in cui sono proiettati due video in loop realizzati dall’autore e che in rallenty mostrano altrettanti aspetti paradossali di scene di vita crocieristica.
In un’altra sala sono esposte in vetrina alcune immagini tratte da Night Games accompagnate da versi dello scrittore Tommaso Ottonieri.
L’esposizione, curata da Denise Pagano, è promossa dal Polo Museale della Campania, diretto da Anna Imponente, in collaborazione con gli Incontri Internazionali d’Arte e lo Studio Trisorio.
Sede espositiva
Museo Pignatelli, Napoli
Riviera di Chiaia, 200
tel. 081 669675
pm-cam.pignatelli@beniculturali.it
facebook.com/villapignatellicasadellafotografia
Periodo: 6 giugno -15 luglio 2018
Biglietto: intero: € 5
Orario: Ore 10-17 (ultimo ingresso ore 16); martedì chiuso
Sito web
www.polomusealecampania.beniculturali.it
Ufficio Stampa
Polo museale, Simona Golia, Tel. +39 081.2294478; pm-cam.uffstampa@beniculturali.it
Studio Trisorio, info@studiotrisorio.com