Ritratto d'uomo di Antonello da Messina, un dipinto che a Napoli diventa oggetto di studio fotografico per le sue particolari caratteristiche con performance annessa
Un ambiente oscuro e riservato per un dipinto del 1476 ma egregiamente illuminato evidenziandone tutti i dettagli e senza che vi fossero riflessi che ne inficiassero la visione nonostante fosse “transennato” dalla teca.
Dopo quei quindici minuti, nel girarmi per andare via, noto che nel frattempo si era fatta una fila di persone dietro di me che attendeva pazientemente che mi spostassi. Persone prudenti nel non disturbarmi, nel non lamentarsi del fatto che avessi monopolizzato la visione di questo “giocondo”, immaginando probabilmente fossi uno psicopatico da non provocare.
fonte Artslife.com |
Il nero sul nero
Grande la capacità dell’artista di essere riuscito a dare visibilità alla forma del copricapo nero del soggetto ritratto nonostante il fondo fosse ugualmente nero. Le riproduzioni del dipinto che vediamo online o stampate su cartaceo non offrono sempre la resa di tale stacco.
L’imperfezione umana
Un bitorzolino cutaneo sulla fronte che caratterizza il personaggio. È reale. Esisteva. C’era ed è stato dipinto. Niente Photoshop ante litteram.
Sopracciglia
Se volessimo dirlo in termini di Camera Raw, una forte chiarezza evidenzia i peli delle sopracciglia, sapientemente brizzolate, divinamente incarnate nella pelle.
Occhi
Professionale, come un maestro di fotografia di still-life, Antonello da Messina appunta un leggerissimo riflesso di luce nell’iride degli occhi. Fotograficamente è possibile ma non tutti ci riescono.
Sulla sclera si intravedono venuzze rosse rendendo più realistico il tutto.
Collo
Nella zona del collo in ombra vi sono due segni che potrebbero sembrare dovuti all'età ma uno in particolare (quello superiore) sembra una cicatrice, come se il soggetto ritratto fosse stato scippato di una catenina.
Da notare inoltre come nella stessa zona d’ombra sia evidente l’alone di colore rosso dovuto al riflesso di luce della tunica. Caratteristica tecnica pittorica sviluppata ampiamente poi solo dopo circa quattro secoli con l’Impressionismo.
Texture
Nonostante il reticolato del dipinto dovuto al tempo trascorso, si intravedono in modo realistico i dettagli della pelle, le linee sottilissime delle rughe sulle palpebre, intorno agli occhi e alla bocca, sull’attaccatura dell’orecchio.
Una roba dovuta grazie alla tecnica della pittura lenticolare fiamminga: strati trasparenti di nuove miscele di colore, all’epoca sperimentate, che consentivano di precisare i dettagli.
Una barba ben fatta
Guance quasi come se avesse fatto una elettro-depilazione con una successiva passata di fondotinta pur lasciando il grugno con alone bruno, quasi a voler marcare comunque una componente virile del soggetto.
Il colletto bianco.
Una peluria vibrante sul bordo del colletto a girocollo consente di comprenderne il materiale di tipo garzato del tessuto.
Sguardo
L’arcata sopraccigliare sinistra è leggermente rialzata, la palpebra destra lievemente abbassata, labbra serrate ma con accenno di sorriso. Un’espressione accattivante, seducente, maliziosa checché si dicesse in rete, “un’espressione di orgoglio e sfida”.
LA FOTOGRAFIA
Una tavola senza dubbio da studiare in un buon corso di fotografia per il virtuosismo della luce tipica della pittura fiamminga. Ma anche per riuscire a capire come evitare l’eccesso dei riflessi di un bank negli occhi. Come dosare la postproduzione in Camera Raw e col Photoshop: dove intervenire con la chiarezza e con che intensità per far emergere certi dettagli, fino a che punto utilizzare la gamma dei skin-brushes per turare i pori della pelle, porsi problemi etici di fotoritocco e tante altre belle cose.
Per chi non lo ha visto eccone una riproduzione. Purtroppo non è come vederlo da vicino.
LA PERFORMANCE
Domenica 10 Gennaio a Palazzo Zevallos di Stigliano (Napoli) è stata inaugurata la mostra “Ri-tratti, la fotografia incontra Antonello da Messina” a cura di Mario Laporta per Controluce e che sarà visitabile fino al 14 febbraio.
Nella collettiva sono stati esposti 25 ritratti, tra gli oltre 100 realizzati durante gli shooting fotografici tenuti a Palazzo Zevallos dagli autori/fotografi Francesco Zizola, Cesare Accetta, Paolo Ranzani, Daniele Ratti e Ugo Pons Salabelle.
Cinque fotografi che si sono alternati in cinque date diverse, nel corso della mostra del dipinto (che nel frattempo è verso il viaggio di ritorno a Torino a Palazzo Madama), e che hanno emulato, reinterpretato, simulato, immaginato il Ritratto d’uomo in base alle loro esperienze professionali.
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