lunedì 20 marzo 2017

Perché "Rhein II" è la fotografia più quotata della storia

“Rhein II” di Andreas Gursky. Scattata nel 1999. Ritrae uno scorcio del fiume Reno. Nel 2011 è stata venduta ad un collezionista anonimo al prezzo di 4,338,500 dollari. Cerchiamo di capire perché.


Quella regola dei due terzi
A prima vista sembra l’immagine più banale di questo mondo, la tipica foto che “la potevo fare anch’io”. Anzi, un fotoamatore incallito con la sua regolina dei due terzi nemmeno la scatterebbe perché non inquadrerebbe mai l’orizzonte disposto al centro: “sarebbe sbagliato”, secondo i circoli fotografici della prima generazione ma anche a parer di certi docenti di fotografia. Eppure c’è chi ha speso oltre 4milioni di dollari per averla.
È folle spendere una cifra simile per un’immagine così semplice, banale, in cui sembra di vedere il nulla?

Forme, colori, parole giuste nella comunicazione
Facciamo un passetto indietro, catapultiamoci in quelli che erano i trattati dei pubblicitari degli anni’60-’70 che studiavano come rendere la comunicazione efficace. I David Ogilvy, Jacques Séguéla, Rosser Reeves e dintorni, analizzavano i comportamenti dei consumatori, testavano quali erano le forme, i colori, le parole più adatte al coinvolgimento emotivo dei target potenziali.

I colori caldi e quelli freddi, le forme tonde e quelle spigolose. Cose studiate anche dai migliori designer ed architetti che intendono accattivarsi un pubblico psicologicamente percettivo ed indipendente piuttosto che quello volto a seguire i trend. Roba da Bauhaus, cose di Gestalt, roba di ergonomia.

L'armonia, pace per la mente
Se visitiamo Hundertwasserhaus o attraversiamo le stanze di una casa di Gaudì, ci rendiamo conto di cosa stiamo parlando. Ogni dettaglio è curato secondo quelle che sono le relazioni uomo/natura. Anche il corrimano di una scala deve accogliere in maniera comoda la mano dell’ospite che la sale.
È l’armonia che ci rasserena, ci infonde un benessere psicologico e, di riflesso, fisico.
Il disordine esterno provoca disturbi nella concentrazione, stressa.
Se riordini la scrivania, immediatamente dopo hai la sensazione di avere le idee più chiare.

L'arte greca? Bellezza matematica!
Se andiamo ancora più indietro scopriamo che prima ancora sono stati concepiti i canoni di bellezza attraverso il pensiero di Aristotele in cui le giuste proporzioni sono bellezza assoluta in quanto matematica, rapporti geometrici aurei. Concetti ripresi anche negli anni a seguire da artisti, matematici, architetti: dall’Uomo Vitruviano di Leonardo alla Divina Proportione di Luca Pacioli che riprendeva concetti di Piero della Francesca e via di seguito.

E l'Oriente sbaraglia tutti
La nostra macchina del tempo approda infine nelle filosofie orientali di millenaria provenienza. Parole come zen, yin e yang, enso, karma… ci riconducono tutte a concetti di equilibrio ed armonia tra corpo e mente. Benessere psico-fisico. L’ordine esterno ci tranquillizza. È una condizione naturale che costantemente il nostro Io ricerca. Appagamento. Pace.

Un'opera Yin Yang
Non sappiamo nulla del collezionista che ha speso oltre 3milioni di euro per entrare in possesso di Rehin II, ma questa lunga premessa era semplicemente per dire che è entrato in possesso di un’immagine aurea e non certo banale in quanto i rapporti tra le strisce cielo/prato/fiume hanno una loro magica perfezione. La sua estetica si risolve nel suo ritmo aureo: l’immagine è Yin Yang.
Una composizione fatta di due metà: una interamente destinata al cielo e l’altra che si contrappone ad esso con una sequenza equilibrata, matematica, di linee.
Due metà complementari. L’opposizione dei contrari: il nulla, la neutralità del cielo e il complesso dei rettangoli di acqua e prato. L’immateriale del cielo e il materiale della parte sottostante alla linea d’orizzonte.

È quell’equilibrio che cerchiamo di ritrovare nella nostra mente e anche solo osservandola, ci conduce alla tranquillità. Azzera (attenua) il caos dentro in un contesto definibile come "fotografia terapeutica".

Molto probabilmente lo stesso fotografo che l’ha scattata, Andreas Gursky, non sa nemmeno lui perché tanta attrazione per questa foto da parte del mondo del collezionismo, tra l’altro anche manipolata digitalmente per eliminare sullo sfondo fabbriche e cani che, se fossero stati lasciati, ne avrebbe perso il senso.

È “l’immagine perfetta”? Chi lo sa, ma sicuramente non è enigmatica.
Almeno non più dopo avervene svelato un probabile significato del suo contenuto.

© Marco Maraviglia


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Che fine ha fatto la bella fotografia?

2 commenti:

marco ha detto...

Interessante analisi, ma ho seri dubbi sul fatto che ciò abbia determinato l'alto costo della foto. Tra l'altro ben sette foto di Gursky compaiono tra le 20 più vendute al mondo

bonvi83 ha detto...

bel articolo!!!!!