Fino al 4 novembre è possibile acquistare per 100$ una stampa fotografica 6x6" di un grande fotografo della Magnum. Troppo poco? Ecco perché...
Questo a lato è lo screenshot del twitt che mi capitò di leggere la mattina del 28 ottobre.
Un annuncio così ti fa pensare tante cose e la prima che ti viene in mente è quella dell’ulteriore affossamento della fotografia in cui grandi firme si rendono complici di un’operazione commerciale che fa tanto circolo ricreativo.
Oggi ho voluto un attimo approfondire la cosa e, pur non conoscendo bene l’inglese, mi sono fatto aiutare dal traduttore automatico di Google andando direttamente sul sito della Magnum.
E scopro…
Scopro che in realtà non è che si possa acquistare granché ma si può scegliere solo tra un totale di 72 foto relative a un progetto Magnum: "Conditions of the heart: on empaty and connection in photogtaphy".
Settantadue immagini realizzate per esplorare “il concetto di empatia e le connessioni vitali tra fotografo, soggetto e il pubblico”.
Stampe in formato 6x6” (15,24x15,24cm). Se vuoi tutto il kit di 72 foto, ti mandano il box per soli 5.350$ invece di 7.200$.
Se vuoi acquistare un H.C. Bresson per circa 90,00 euro, resterai deluso: non c’è Bresson in questa collezione. Se vuoi il cane che salta di Erwitt, non c’è ma puoi accontentarti di una foto della donna il cui volto è coperto dal cane che ha in braccio. Vuoi l’afghana con gli occhi verdi di Steve McCurry? Non c’è ma potrai accontentarti di un’altra foto un po’ sconosciuta ma pur sempre di McCurry.
Personalmente la trovo un'operazione intelligente...
Da un lato la Magnum fa cassa senza sputtanarsi più di tanto perché vincola l’offerta della vendita in un arco di tempo brevissimo da loro inteso come “esclusivo” (dal 31 ottobre al 4 novembre) e inoltre non mette in gioco le grandi icone della fotografia che fanno parte della nostra memoria ma propone, se non li vogliamo chiamare “scarti”, foto “secondarie” e, diciamolo, un po’ “anonime”.
Del resto sono tante le aziende che realizzano linee basic, o luxury per poter conquistare varie fasce di mercato. È il marketing, baby.
Dall'altro lato riescono a far entrare fotografie nelle case e negli uffici a costi accessibili valorizzando e valutando la potenza comunicativa della fotografia secondo quello che è la finalità del progetto (pretesto?): “….connessioni vitali tra fotografo, soggetto e il pubblico”.
Una sorta di indagine di mercato in campo. Un test di gradimento verso l’esterno, verso un pubblico che non è editore, ma piccolo o grande collezionista o semplice appassionato di fotografia, “fanatico della firma”, cacciatore di autografi. È questo il pubblico col quale intende probabilmente connettersi la Magnum.
E poi, poter esibire una foto Magnum in casa può fare sempre un suo effetto anche verso i propri ospiti.
Bisogna inoltre pensare che ci sono aziende che non fanno pubblicità attraverso spot televisivi o acquistando spazi pubblicitari ma investono in altre forme di comunicazione a cominciare dal door to door.
Da anni la migliore pubblicità per alcuni designer, artisti, fotografi, consiste in un loro pezzo presente nella scenografia di un film o in una fiction.
Forse la Magnum Photos non ha bisogno nemmeno di farsi pubblicità presenziando case ed uffici ma il desiderio di lasciare traccia, come marcare il territorio, è insito nella natura di chi lavora sulla fotografia a prescindere se sia fotografo o agenzia o editore…
Forse un giorno lontano l’archivio della Magnum potrebbe non esistere più. Non c’è nessun piano mondiale che riguardi l’ereditarietà, l’organizzazione e la fruizione degli archivi fotografici. Esistono le biblioteche nazionali ma gli archivi fotografici nazionali?
Far giungere immagini di archivio in contesti privati di tutto il mondo è un po’ come assicurarsi di lasciare quel segno, quella traccia un po’ narcisa ma necessaria per la divulgazione di centesimi di secondo realizzati da chi comunque prima di scattare, pensava.
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